Rinaldo Invernizzi – Smeraldo. Antracite. Cobalto. 2022 (IT-EN)
Rinaldo Invernizzi
“SMERALDO. ANTRACITE . COBALTO”
di Andrea B. Del Guercio
Dopo una lunga pausa di riflessione, scandita attraverso un’operatività contrassegnata da un processo progettuale fatto di schizzi e di insistiti studi, così come è nella sua pratica espressiva tesa alla ricerca di nuove soluzioni espressive, Rinaldo Invernizzi ha ripreso a ‘correre’ pittoricamente realizzando, in quest’ultimo anno, un Ciclo di opere scandite dalla dimensione monocromatica dello ‘smeraldo’, dell’antracite’ e del ‘cobalto’, incentrate sulla natura indipendentemente ‘soggettiva’ dei tre distinti colori. La dimensione nominale attribuita al Progetto espositivo ed editoriale, destinato alla dimensione internazionale dell’arte di Venezia in concomitanza con la Biennale, specifica i dati del processo pittorico e svolge un ruolo di netta sottolineatura.
L’intero Ciclo risponde ad un intenso lavoro preparatorio, scandito da un album di studio e poi da una Raccolta di ‘bozzetti preparatori’, che hanno progressivamente fornito le basi per un’azione espressiva che si è posta in essere solo in questi più recenti mesi; ulteriori e mirate ‘prove di colore’ hanno infatti fornito gli strumenti definitivi per il passaggio ad una Collezione di tele che hanno assunto sempre maggiori formati. Valori che Invernizzi inscrive nella preziosa redazione calcografica di un Libro d’Artista.
Di fronte allo sviluppo e alla distribuzione espositiva nello spazio di Palazzo Martinengo, avvertiamo la netta ‘rottura’ con la dimensione policroma che aveva caratterizzato la grande esposizione milanese del 2010, frutto di organizzazione per Cicli tematici, contrassegnati da un impianto iconografico, e verifichiamo l’inedito passaggio ad una stagione che si concentra interamente sulla dimensione auto-espressiva di una singola materia cromatica, frutto di una selezione nata dalla relazione e dal riscontro con un processo di intima percezione emotiva. Stando all’interno di un circuito cromatico e in dialogo, forse anche in conflittuale scontro, con i ‘muri di pittura’ di Invernizzi, riconosciamo di assistere ad un evento creativo dedicato a Venezia e alla sua storia cromatica, frutto di un’operazione di filtraggio emozionale avvenuto nello Studio appartato e silenzioso sulle sponde del lago di Lugano. Siamo di fronte ad aformali ‘paesaggi’ sintomatici della policromia rinascimentale – in particolare a Tiziano dei primi del ‘500 – frutto di una comunicazione emozionale mirata su ogni singolo soggetto-colore, tesa a suggerirne l’esasperazione dei caratteri, cosciente della sostanza spettacolare interna, attento alla luminosità dei rilievi di materia.
La ‘materia cromatica’ è affrontata da Invernizzi come entità complessa e autonoma, del tutto indipendente rispetto a ogni tipo di racconto e autonoma dalla definizione del reale; su di essa si riversa la natura umana, con i sentimenti che si rincorrono ed ogni pensiero che il colore sembra subito pronto a restituire sotto nuova forma emozionale. Tutto si sviluppa e si consolida, tra avanzamento e arretramento, frutto di una stesura condotta per ‘trascinamento’ del colore, di una pittura che, sotto la spinta della rotazione del gesto, produce grumi e spessori, per poi riprendere a ‘correre’ per linee e tracce, fino a congiungersi con nuove estensioni.
In fase di lettura critica si dovrà sottolineare quanto alla base del processo creativo, Invernizzi abbia mantenuto intatta e sviluppato quella volontà tesa a persistere nella relazione stringente tra il colore e la pittura, intendendo il primo non indipendente secondo la prassi della Pittura Analitica, ma in aperta sintonia esperienziale con il fare operativo – si osservi l’azione della pennellessa dritta che sostituisce il pennello ed evita la spatola – del ‘gesto’ … di un movimento della mano che produce, simile all’azione dell’aratro sul terreno, la dimensione soggettiva dello smeraldo, del cobalto, nell’estensione dell’antracite.
Rinaldo Invernizzi
“EMERALD. ANTHRACITE. COBALT”
by Andrea B. Del Guercio
After a long period of reflection developed through an operative approach marked by a process of sketching and continuing study typical of the artist’s expressive practice, in pursuit of new expressive solutions, Rinaldo Invernizzi has “accelerated” his painting, producing a cycle of works over the last year paced by the monochromatic dimension of “emerald”, “anthracite” and “cobalt”, to focus on the independently “subjective” nature of three distinct colours. The title of the project and its publication, inserted in the international focus on art in Venice during the Biennale, specifies the aspects of an artistic process, with a role of clear emphasis. The entire cycle stems from intense preparation, involving an album of studies and then a gathering of “preliminary sketches” that have gradually provided the basis for an expressive action that has only come into being in recent months; ulterior, strategic “colour trials” have offered the definitive tools for the passage to a collection of canvases that take on increasingly large formats. These factors are all inscribed by Invernizzi in the precious chalcographic preparation of an artist’s book.
Observing the context and the exhibition layout in the space of Palazzo Martinengo, we can notice a clear “break” with the polychromatic dimension that pervaded the major exhibition in Milan in 2010, based on organization in thematic cycles marked by an iconographic arrangement, and we can see an original passage towards a period in which the artist concentrates entirely on the self-expressive dimension of a single colour, the result of a selection driven by relation and reaction with a process of inner emotional perception. Lingering inside a chromatic circuit and in dialogue – perhaps even conflict – with the “walls of painting” of Invernizzi, we can recognize the substance of a creative event dedicated to Venice and its chromatic history, the result of an operation of emotional filtering carried out in the secluded, silent studio on the shores of Lake Lugano. We are faced by a-formal “landscapes” symptomatic of Renaissance polychromy – especially Titian in the early 1500s – the result of an emotional communication aimed at every single subject-colour, in order to convey the epitome of its characteristics, aware of the spectacular inner substance, delving into the luminosity of the material surfaces.
The “chromatic matter” is approached by Invernizzi as a complex, autonomous entity, totally independent with respect to any type of narrative, detached from the definition of the real; it is impacted by human nature, with its teeming sentiments, and every thought which the colour seems to be ready to return to us in a new emotional form. Everything develops and consolidates, advancing and retreating, the result of composition obtained by “dragging” the colour, in an approach to painting driven by the rotation of the gesture, producing clotting and thickness, and then “racing” with lines and trails, to the point of merging into new extensions
In the phase of critical interpretation, it should be emphasized that Invernizzi, at the basis of the creative process, has conserved and developed the desire to move forward with the close relationship between colour and painting, positing the former not as independent, in keeping with the praxis of Analytical Painting, but instead openly in experiential tune with the operative approach of the “gesture” – just consider the action of the flat brush that replaces the customary painter’s brush, avoiding the painting knife – of a movement of the hand that produces, like a plough on soil, the subjective dimension of emerald, of cobalt, in the extension of anthracite.