VINCENZO SORRENTINO – SCEGLIERE E COMPETERE, APPROFONDIRE E SOSTENERE 2021

DI ANDREA B. DEL GUERCIO

Per entrare nell’esperienza artistica di Vincenzo Sorrentino, suggerisco di recuperare quel prezioso filo conduttore che ha ini- zio con la svolta impressa da Arnold Böcklin, tesa a riscoprire la dimensione del patrimonio classico attraverso la mediazione in- tellettuale rinascimentale; un’intuizione che si concretizza at- traverso l’insediamento fiorentino, la cui portata attraversa si- lenziosamente tutta la seconda metà dell’800 per svilupparsi pienamente e in maniera articolata lungo tutto il ’900. 

Diverse sono le personalità e i contesti in cui si articola e si qualifica una concezione espressiva dell’arte fondata sull’au- tointerrogazione della propria storia; autori nella pittura come nella scultura in cui risulta indelebile il patrimonio dell’arte, l’obbligo del confronto con la successione storica dell’immagine, la scoperta della riscoperta, la penetrazione nel suo archivio iconografico. 

Vincenzo Sorrentino si pone con i suoi strumenti, dalla pit- tura a olio all’affresco, dall’eccellenza del disegno alla scultura, all’interno di questo importante tracciato, confermando con la successione delle sue opere, quanto l’immagine figurata porti con sé quella stratificazione in grado di affacciarsi in tutta la sua ricchezza nel presente: la figura umana come l’oggetto che lo ac- compagna, ogni figura e ogni oggetto, appaiono relatori di quella successione di “valori” in cui l’artista si immerge e di cui elabora un’ulteriore dimensione. Si tratta di un procedere complesso in cui l’artista è obbligato a scegliere e a competere, ad approfon- dire e a sostenere la compenetrazione con la storia. Si tratta di un confronto con la pittura, terreno di lotta con le difficoltà di un desiderio d’amore, teso a gestire l’insorgere di quelle aspira- zioni interiori pronte ad andare a contrassegnare la cultura con- temporanea dell’opera. 

Possiamo osservare nella successione cronologica dei cicli pittorici come Sorrentino abbia esemplarmente condotto un processo espressivo in cui convergono, in una prima stagione, il radicamento nel caravaggismo e lungo i suoi sviluppi, tra i suoi magistrali eccessi diffusi nel tessuto napoletano del ’600, fino a raggiungere e a contaminarsi a tratti con l’accademismo francese dell’800, a cui fanno seguito nella più recente attività pittorica una serie di raffinate relazioni con l’articolata sostanza del ’900, dal tessuto metafisico delle prime avanguardie agli sviluppi nel “realismo magico” nell’accezione che rimanda a Balthus, se- condo un procedere fatto di tensioni trattenute a stento, di pia- ceri che si nascondono, verità che si autocontraddicono, dubbi che insinuano, crudeltà che si parcellizzano esasperandosi. 

Attraversare la storia e l’iconografia dell’arte, selezionando in essa territori affini alla propria sensibilità, affrontando ambiti in grado di stimolare quelle suggestioni espressive che producono scoperte alla creatività, appare, per chi scrive, il procedere colto di Sorrentino; tessere relazioni mirate tra ambiti distribuiti nella cronologia del patrimonio dell’arte, si dimostra fonte d’ispi- razione, frutto di quell’intelligente attenzione a una visione ca- leidoscopica in costante movimento, in aperta opposizione alle rigide e pretestuose ideologie storicistiche. 

È il motore della fascinazione a caratterizzare la cultura fi- gurale di Sorrentino, lontana dal passivo citazionismo teorizzato negli anni ’80 ma mossa dallo spirito e dalla volontà di conta- minazione, in cui lo sguardo sensibile accetta di seguire l’intui- zione, pronto ad abbandonare i percorsi prestabiliti, predispo- sto a correre i rischi di scoperte personalizzate. 

Sulla base di un territorio in cui la cultura dell’arte si estende e si dilata, possiamo introdurre con valore unificante l’esperienza della “bellezza”, il desiderio di raggiungere la di- mensione del piacere, l’aspirazione all’eccesso, l’avvicinamento alla sostanza esperienziale del gusto; la pittura come la scultura di Vincenzo Sorrentino sembrano porsi lungo un indirizzo in cui l’artista mai si accontenta della sola “bellezza” dell’immagine, mentre si dimostra teso a orientare l’opera verso un’esperienza comunque sempre tormentata, mai rispondente a un’autosod- disfazione, dove sempre si avverte l’insofferenza e l’irraggiun- gibilità, ora un ritardo ora un’anticipazione degli eventi. 

È la dimensione erotica che configura la bellezza e si di- stribuisce con valore di carica vitale, come motore che alimenta l’esperienza, che si trasforma in vissuto lungo l’opera di Sor- rentino. Se nella stagione “antica” l’eros si impone con valore di vigore fisico, quale dato che si attivizza e si impone nella dia- lettica iconografica, nella più recente esperienza pittorica esso esaspera concettualmente la sua presenza attraverso una sorta di irraggiungibilità, affidandosi all’esperienza del pensiero. L’im- pasto caldo che tende a uniformare senza esasperare offren- dosi al piacere e la descrizione che sebbene possa apparire at- tenta a ogni singolo particolare, in realtà tesse un “racconto” che invita lo sguardo a farne parte. 

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