Fons vitae 2020
“Fons vitae” – Certosa di San Giacomo
Capri, 11 ottobre-30 dicembre 2020
Antonio Ievolella nella monumentalità contemporanea.
di Andrea B.Del Guercio
Nella dimensione attuale della scultura internazionale Antonio Ievolella ricopre un ruolo di primo piano frutto di una attività espressiva che negli anni si è costantemente confrontata con tre ordini di questioni, le grandi tematiche appartenenti all’esperienza della società umana, la crescita e l’articolazione di un patrimonio tecnologico collegato alla migliore cultura materiale ed in fine l’essersi dedicato alla riqualificazione della dimensione monumentale.
Lungo più di tretanni di lavoro queste tre comoponenti si sono adattatte alla volontà sperimentale insita nel desiderio di racconto di Ievolellla, rispondendo perfettamente ad una fitta rete di sollecitazioni collegate alla dimensione spaziale, agli ambiti di fruzione, al contesto oneroso delle grandi produzioni.
La sua storia artistica e il suo patrimonio iconografico, sancito dalla Biennale di Venezia del 1988 hanno subito sistemaicamente articolazione di temi, di luoghi, di tecnologie, tutto esemplarmente sostenuto da una ricca bibliografia ed un rigoroso percorso espositivo.
L’installazione delle grandi anfore in terracotta nel Chiostro nella Certosa di San Giacomo e nella Cappella dedicata a San Bruno, non appare solo una conferma di questo processo ma possiamo affermare il raggiungimento di nuovo risultato espressivo costruito sulla contaminazione e il reciproco arricchimento tra la cultura del lavoro e la percezione della storia, tra gli strumenti e i materiali antichi e l’eredità spirituale del luogo; lavoro e cultura rappresentano la solidità espressiva di un progetto teso a raggiungere ed a mettere in evidenza il patrmonio teologico e l’esperienza delle comunità di monaci ispirati dalla regola di San Bruno ed alle sue estesioni nei processi civili della società umana del suo tempo.
Il tema dell’acqua, che allarghiamo idealmente alla conservazione dell’olio e del vino, è al centro degli interessi di Ievolella da alcuni anni, trovando straordinaria espressione nel ciclo delle Giare in rame, la cui versione monumentale trovò intensa relazione con la Chiesa di Santa Maria dell’Incoronata, un’altro intenso luogo di culto, a Napoli.
Assumere la dimensione antica dello strumento di conservazione degli alimenti introduce in questa fase della nostra storia un prezioso monito fatto di testimonianza civile, di invito alla riflessione e alla rilettura di tutto un percorso dell’umanità. Ievolella rivisita e rimette mano, torna a modellare la terra per produrre la giara come l’orcio e le anfore, con l’obiettivo di permmetterci di non dimenticare’ ciò che ha per secoli contrassegnato le stagioni sociali dell’intero pianeta. Si tratta di una percezione culturale ed estetica di notevole dimensione e articolata tematizzazione a cui giungiamo attraverso il rapprorto fisico, il contatto diretto ed esperienziale che la distribuzione nello spazio sottolinea e pone in forte evidenza.
Anche questo ‘passaggio’ conferma quanto lungo tutta la sua storia, non si tratta per Ievolella di dar vita ad un’opera senza che poi essa non possa trovare relazioni con l’habitat e con la frequentazione; ogni manufatto conserva in se stesso le sue funzioni simboliche da cui ha preso avvio, ma forse tende a volere ed esige di essere realmente vissuto. Come si afferma in questa nuova installazione, tutta la cultura artistica di Ievolella concepisce la monumentalità come dato di partecipazione, rifiutando quell’impostazione della tradizione che imponeva la distanza e la separazione dall’esperienza personale. Ogni manufatto vive nel presente di ogniuno di noi, sul piano della memoria per poi dimostrarsi testimoni del nostro presente.