STRUMENTI 3 2013 (PDF)

Strumenti3 2013 (PDF)

Strumenti3

di Andrea B. del Guercio

Sono trascorsi cinque anni dall’uscita del volume Arte Cristiana Contemporanea, dalla diffusione cioè di una diversa metodologia della cultura artistico-sacra, racchiusa ed articolata all’interno di uno strumento caleidoscopico e progettuale della comunicazione visiva. Lungo questi anni ed in presenza di una devastante crisi economica e di una generale stasi dei ‘cantieri sperimentali ’ post-conciliari anche dell’arte, il nostro gruppo di lavoro, sia attraverso approfondimenti individuali che di gruppo, in autonomia ed in collabora- zione, ha comunque dato vita e prodotto un ricco ed articolato sistema teorico-espressivo. Scopo di questo terzo volume per la collana Strumenti di Ancora è di fatto la raccolta e la documentazione visiva di quanto si è fatto, prodotto ed elaborato in relazione ai caratteri culturali e metodologico-espressivi elaboarti all’in- terno del Dipartimento e di Brera in senso assai più ampio.

Percorrendo l’apparato fotografico estremamente selezionato rispetto alla mole di immagini su cui si è lavorato, risulta evidente e palese quanto idee e suggestioni creative, forme di condivisione diverse con l’e- sperienza religiosa individuale e le funzioni liturgiche costituiscano un patrimonio potenziale straordinario, sicuramente sotto stimato e misconosciuto da parte degli organi ecclesiastici preposti; la mia personale ed estesa esperienza ha visto accumularsi un sistema suggestivo di idee e di proposte, felicemente espressive quando applicare e realizzate, ma anche dolorosamente cancellate la stragrande maggioranza delle iniziative con grave danno per l’intero sistema di relazioni sul quale si fonda il concetto antico dell’arte sacra cristiana.

Il sistema contemporaneo dell’arte: nuovi intrecci fra soggettività e tradizione.
Lungo questi dieci anni di indagini e di ricerche, dopo aver riverificato e ricontrollato risultati conosciuti e sconosciuti nell’epoca moderna attraverso la ricollocazione nella coscienza critica e nell’esperienza creativa, ma soprattutto lavorando concretamente – lungo questi dieci anni – con la cultura artistica contemporanea, dove si intende la predisposizione di un vasto sistema espressivo, multi linguistico e multi generazionale, specifico e mirato sulle proprie leggi e valori, scorporata la prassi della citazione dal patrimonio iconogra- fico, coscienti – lungo questi dieci anni – fino a sradicare la diffusa tendenza all’auto referenzialità dell’arte contemporanea nel sistema globale, si è giunti ad aprire, all’interno del concetto di ‘arte sacra’, una stagione nuova nel rapporto tra arte, architettura, teologia e liturgia, per proiettare riflessione e produzione sulla for- bice ampia, immensamente diversificata tra testimonianza e funzione, dell’ estetica del sacro’. .
Si è ben compreso ormai anche in Italia, in ritardo rispetto al patrimonio diffuso in area franco-tedesca, l’urgenza, da tempo (dagli anni ’60) e sollecitata da più parti (da Alberto Burri a Dan Flavin) di affrontare con responsabilità, con reciproco confronto nella forza dell’autonomia che produce valore, di attraversare e frequentare il borderlend insito nell’esperienza estetica del sacro, della confessione religiosa, dell’inter- confessionalità che unisce anche nelle differenza e che arricchisce l’esperienza spirituale e la ricerca di fede.

Il primo dato è il superamento della retorica del ‘mistero’ dell’atto creatore dell’arte e dell’artista, ricon- segnando attraverso un processo antropologico in regres l’essenza esperenziale estetica posta all’origine dell’arte sacra, nata con la volontà di memoria dell’icona, con la sua fissità concettuale, immobilità fotogra- fica, centralità verso la grande astrazione della fruizione.

Sappiamo che la storia dell’arte moderna e contemporanea ha definito il ritorno della centralità dell’icona, di un’opera che ha escluso, che ha archiviato il ‘racconto’, che ha privilegiato il rigore della notizia, la sua incisività aperta, la sua manipolazione nella fruizione attraverso l’interferenza ed il confronto, lo scambio, tra sottolineatura e cancellazione; abbiamo reintrodotto il ‘mistero’, direttamente nell’opera, riconsegnan- dole la complessità che le è propria solo nel processo di fruizione, nello spazio della fruizione, nella natura

dell’habitat, nella sua istallazione.

Il secondo dato riguarda l’azione espressiva individuale condizionata dal confronto con il patrimonio sto- rico globale e studiato all’interno del proprio sistema linguistico; l’artista contemporaneo, che appartiene per scelta e per verifica alla cultura contemporanea dell’arte, riconosce ed approfondisce, con valore di contributo specifico, i valori della fede, sottolinea i suggerimenti teologici, esalta l’azione liturgica nell’opera; il suo procedere è lento ma progressivo, mirato ma largo nello spettro di manipolazione, attento a perdersi tra i dati e le emozioni.

Questo processo appare solo una parte ed in parte nell’opera, dove la redazione si configura solo come atto parziale, nella sua gran parte nascosto e riservato; l’opera contemporanea è una realtà oggi autonoma ri- spetto al suo artefice in ragione di una vita interna che le è propria ed in conseguenza della sua collocazione; l’opera contemporanea non è storica anche se riconoscibile, non ha esperienza che di se stessa e muove i primi passi nello spazio, nel procedere che cambia mutando se stessa, crescendo e rinnovandosi, sfuggendo alla conservazione per essere in vita.

In base a questi due dati l’arte sacra contemporanea appare religiosamente contemporanea, naturalmente in cammino, spiritualmente animata da passione, liturgicamente attiva nella fruizione. Ma nelle nostre chiese essa non trova collocazione, è spesso sola e isolata nel vuoto, nel silenzio e nell’asetticità del bianco, non vive nel confronto con i suoi simili e con gli uomini; l’opera non è adorabile ma lo potrebbe anche essere, l’opera non racconta ma invita a pensare perché il racconto cresca rinnovandosi fino a farsi esperienza e te- stimonianza nel tempo presente; l’opera che scrive è una costante della contemporaneità, dove la parola non è una citazione ma un’iscrizione che rinnova il suo messaggio; l’opera è colore e luce s si può espandere nel- lo spazio ed avvolgere contaminandosi con il respiro dell’anima umana; l’opera è nella forma della materia e nelle sue proprietà e nei suoi processi di produzione per essere organismo che interagisce attivamente ed obbligatoriamente; l’opera è suono che attraversa l’energia della comunicazione collettiva nello spazio con- sacrato; l’opera definisce lo spazio, interagisce con e sostiene, rinnova e prolunga, rianima la consacrazione attraverso la fruizione, l’ascolto e la parola, il gesto ed il segno; l’opera è un caleidoscopio che appartiene a se stessa per agire, come ognuno di noi, con gli altri, ottenendo dagli altri ragione e senso alla sua esistenza. ho visto opere ascoltare il sacro, consacrare lo spazio, suggerire la fede; opere diverse, del tutto diverse l’una dall’altra come ognuno di noi per appartenere poi ad un’unica famiglia. Lungo il percorso della cul- tura contemporanea dell’arte si potrà chiedere, invertendo un’abitudine diffusa del pensiero e riconoscere un “pittore che non crede di esprimere messaggi religiosi” come si potrà grazie alla forza della sensibilità “chiedere a un cieco di parlare della luce e dei colori” e forse anche grazie alla fede “ chiedere a un sordo di parlare di rumori, di suoni e di musica” .