“Terre lontane. Calore ed attesa.” – Collezione Iltex 2012

“Terre lontane. Calore ed attesa.”

Collezione Iltex 2012

Di fronte alla creatività dei giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Brera con la necessità di motivare la visualizzazione e attribuire valore estetico alla configurazione di uno scialle caldo ed avvolgente, non ho potuto che fare riferimento al patrimonio iconografico della storia dell’arte; ogni emozione, ogni sensazione che noi proviamo trova, infatti, riferimento ed immediata relazione all’interno della cultura visiva, tra le diverse soluzioni espressive, plastiche e pittoriche, di grandi autori e anonimi artigiani e artisti; vivere i dati dell’esperienza umana, sia fisica che interiore, attraverso la visualizzazione estetica risulta un processo straordinario di confronto e di arricchimento, di contaminazione tra il prima ed il dopo, di conferma dei valori.

Così l’abbraccio caldo di un ampio scialle, l’emozione di un gesto protettivo percorrono per intero la storia dell’arte, si riscontra nella stagione romana classica, si specifica nella cultura iconografica cristiana per trovare ampia applicazione e pieno sviluppo nel patrimonio espressivo del XIX secolo; la figura femminile appare destinata, lungo questo percorso, a ricevere l’atto avvolgente di una stola di lana, di uno scialle che definisce l’atto dell’abbraccio, con riferimento mirato alle spalle ed al conseguente abbandono del ruolo “religioso” del velo; scatta all’interno del valore simbolico dello scialle il ruolo di memoria di un tepore altro, del calore affettivo e protettivo proprio dell’abbraccio.

Il valore laico assunto progressivamente dallo scialle caldo di lana permette alla cultura artistica un’applicazione allargata all’intero modo femminile, alle sue ampie sfaccettature nel sistema sociale ed in ogni geografia o contesto ambientale; una presenza simbolica costante che ritroviamo sulle spalle di donne che attendono sempre un ritorno, alla finestra di un caseggiato di città,sulla riva del mare, ai bordi di un campo o fuori da una baita.

Calore ed attesa diventano forme di un’esperienza racchiuse nello scialle di lana, ampio ed avvolgente fino ad essere maschile, in cui la presenza di una lana rara e particolare, testimonianza estrema di radici antropologiche di quella estesa cultura pastorale che coinvolge gli altipiani e le alte catene montuose dell’Asia, allarga ed estende il nostro pensiero verso “Terre lontane”, proietta il nostro sguardo oltre il mare e i monti, universalizza ogni valore coinvolto.  

Nasce una Collezione.

Su questo straordinario territorio esperienziale ed emozionale femminile, in stretto rapporto di continuità ed approfondimento con il patrimonio artistico-visivo, in relazione con l’estensione geografico-culturale e verso tutte le forme estetiche acquisite, ho inteso rilanciare l’idea antica di costruire una Collezione, di costruire intorno ad un tema comune un insieme di opere. 

Oltre ottanta giovani artisti di Brera hanno operato, sulla base di un bando, e prodotto proposte e bozzetti, dando vita ad un caleidoscopio di grande creatività; in una seconda fase sono state selezionate venticinque proposte e quindi ogni autore ha messo mano ad opere di grandi dimensioni (cm 100×200) caratterizzate da tecniche e sistemi linguistici diversi; gran parte delle opere sono state realizzate all’interno degli atelier di Brera. La partecipazione allargata, rappresentata da diverse fasce generazionali coinvolte, segnala come il tema abbia toccato le corde e la sensibilità degli artisti; l’impegno profuso nella realizzazione delle opere indica il raggiungimento di uno stato di significativa professionalità; all’osservazione attenta di ogni singola opera ha fatto seguito la presa di visione di un insieme estetico complesso, sia sul piano espositivo, pari ad una superficie complessiva di 50 mq, che editoriale. 

Dal processo creativo posto tra progetto e realizzazione, tra il valore del singolo e la ricchezza delle idee e delle suggestioni, si è potuto raggiungere, la definizione di una prima grande Collezione “Terre lontane” per Iltex; nell’arco di poche settimane, in un clima di elaborazione non priva di tensioni individuali, inevitabili difficoltà tecniche, ho potuto osservare l’affermazione di un progetto espressivo caratterizzato da una straordinaria energia creativa; l’esemplare documentazione e la catalogazione fotografica condotta da Matteo Girola rappresentano nell’attuale catalogo i processi e i risultati raggiunti mentre si attende la fase espositiva dell’intera Collezione come momento in grado di rivelare interamente i risultati del progetto.

Dell’opera che avvolge.

Questo testo che solo in minima parte può suggerire i meccanismi che hanno caratterizzato il progetto e le emozioni che abbiamo vissuto, deve avventurarsi sul particolare passaggio che porta l’opera d’arte verso la sua riproducibilità applicata alla funzione d’uso dello scialle di lana, seguendo un percorso che ci riconduce al dato dal quale siamo partiti; non abbiamo necessità di citare ancora dal patrimonio della storia dell’arte la fitta rete di relazioni e gli infiniti esempi, noti e anonimi, confermati nella stagione moderna ed in quella contemporanea, nati dall’incontro tra sistema dell’arte e quello complesso del costume, militare-liturgico, a quello della moda; appare invece di grande interesse attestare quanto questo passaggio avvenga in una fase generazionalmente anticipata della creatività. Alla ricerca dell’originalità, quale motrice primaria della creatività, corrisponde il grado di una sperimentazione espressiva che riesca a gestire un equilibrio significativo tra desiderio di espressione e le diverse forme di fruizione introdotte dal progetto, dove si intende osservare il passaggio tra la staticità dell’opera su tela e telaio al movimento “performativo” dello scialle che avvolge, dallo spazio espositivo alla visibilità comportamentale. 

Nello specifico dell’arte contemporanea questo passaggio, dall’opera allo scialle, all’immagine all’abbraccio, dalla fissità al movimento, appare ancora di grande interesse e segnala soluzioni nuove; la scelta di una fruizione dell’opera d’arte che allarga i suoi confini alla vestibilità  indica uno stato di confronto e di partecipazione, un’accoglienza profonda delle qualità estetiche, a loro volta espressive di quel caldo abbraccio, di quell’ “attendere” quale valore racchiuso nello scialle di lana.