Riccardo Guarneri 1982

Riccardo Guarneri

1985

Con Riccardo Guarneri ci trovia­mo di fronte un operatore tra i più attenti nella conservazione del luogo di analisi e nell’approfondimento este­nuante delle sue possibilità espressive; una costante ricerca ed un con­trollo della trascrizione che lo carat­terizza rispetto a quanti hanno operato il « riscaldamento » dell’immagine e che questi lavori recenti, arricchi­tisi di soluzioni formali, precisamente documentano.

Anche per Guarneri gli inizi pit­torici furono di tipo informale e dalle caratterizzazioni metodologiche di questa esperienza, dall’esaltazione di una comunicazione libera e gestita dalla sola materia cromatica, ricavò suggerimento per un trasferimento di indagine, largamente diffuso e discusso in nome delle esperienze astratte diffusesi nel dopo guerra anche in ltalia, verso le variazioni prodotte dal rapporto spazio-colore (L. V. Masini). Ma è soprattutto nel momento di sve­lamento del rapporto colore-luce che possiamo ricavare dati utili alla com­prensione profonda delle caratteristiche espressive di questo artista e di questi lavori recenti: « E la luce stes­sa a decidere il colore. lo lascio che questa mi avvolga, che investa il lato sensoriale di me stesso;… i freddi, i caldi che la luce bianca suggerisce sulla tela vengono appena rinforzati, appena resi visibili, l’oggetto croma­tico si determina per trasparenze an­ziché per tonalismi ». Da questa sua dichiarazione e dalla lettura delle ope­re del passato ritengo che l’indagine e lo sviluppo di questo campo di ri­cerca fu condotto da Guarneri e non si caratterizzò, come fu per i più, per spirito sperimentale o scientifico ma mosso dal desiderio di trascrizione, ovviamente sempre attenta e concen­trata per ogni minimo dato emozio­nale, minimale ma palpitante.

Avvalora questo mio giudizio an­cora una dichiarazione dello stesso artista e perfettamente esplicativa delle opere recenti: « … non si ha arte se non attraverso una “ragionata” poesia. Questo è quanto è rimasto di alcune pagine da me scritte per presentare i recenti lavori esposti a que­sta mostra » (82).

Se abbiamo chiarito la costante sottolineatura dell’autore sul controllo della comunicazione pittorica, l’in­serimento nella dichiarazione del termine « poesia » assume secondo noi il segnale di un passaggio definitivo tra disposizione alla trascrizione di dati ricevuti dall’esterno alla trascrizione-narrazione di visioni esterne filtrate a lungo nella propria interiorità, tra i dati della propria esistenza. La pagina so­stituisce lo spazio, ed il racconto si ritrova, nel felice connubio di scrittura-pittura.

La linea prepara lo spazio della pagina, la pittura acquarellata ne prepara il fondo, i bianchi rimasti sono i tempi e le scansioni tra superfici distese e liriche, tra tessiture rapide di scrittura; ancora costante rimane per il lettore delle opere di Guarneri il compito di una osservazione prolun­gata e predisposta a ricercare i fili e le tracce segrete del racconto.

Ci troviamo di fronte a pagine di pittura con valore di comunicazione intima dell’autore e qui si intersecano storie diverse, che i titoli contri­buiscono a significare e si combinano con descrizioni dai confini vagamente riconoscibili; è giunto anche per Guarneri il tempo della parteci­pazione diretta e del coinvolgimento scoperto per mezzo del suo curato e controllo vocabolario ed è Poesia.