Franco Marrocco – Intersecazione e conflitto 2010

Intersecazione e conflitto. 

“L’idea di libertà diventerà una nozione nuova grazie all’immaginazione senza riserve e alle sue forme di realizzazione spirituale”. Yves Klein.

Condividiamo le origini.

La storia della pittura moderna e contemporanea e la storia sacra seguono un percorso complesso, caratterizzato da riservatezza, determinato da sconfessioni e poi significativamente articolato tra autori ed eventi espressivi sia noti che segreti; questa storia e questo percorso lo abbiamo attraversato insieme con particolare specificità a partire dal 2006 con ‘Arte cristiana contemporanea’, una serie di eventi ed un complesso volume.

In modo specifico ed intimo Franco Marrocco lo ha letto nel duplice confronto tra l’introspezione antropologica del patrimonio antico sacro e le caratterizzazioni di una cultura artistica delle avanguardie, per arrivare a dar vita e sostanza espressiva a grandi cicli pittorici, monocromaticamnete riconoscibili, ma anche per giungere a sottoporre con la collocazione espositiva in Chiesa tanta pittura al giudizio teologico ed alle funzioni liturgiche. 

La storia della pittura nella quale si colloca Franco Marrocco presenta precise specificità, frutto di un tragitto dove anche le prime tappe oggi hanno peso e valore; mi riferisco alla stagione giovanile caratterizzata da un espressionismo contemporaneo, inteso non in senso post-realista ma con valore di attenzione all’esasperazione del colore condizionato dalla forma percettiva umana. In una stagione nella quale ho direttamente conosciuto la riservatezza del suo essere, la sua attenzione all’ascolto culturale ed al vedere estetico, si imponeva alla critica con l’intensità dei blu, con le sciabolate di colore condotte sulla successione delle ferite dal corpo umano e da  quello alla materia pittorica, ed ancora apriva varchi nella successione dei piani già intuendo la necessità di dare alla superficie la profondità della luce. 

Oggi possiamo verificare con strumenti di confronto e di relazione iconografica certamente un tracciato problematico, un interesse ed una predisposizione a quel concetto di partecipazione al dolore, all’umiliazione dei sentimenti, alla separazione dalla vita verso la morte, al desiderio progressivamente del riscatto iniziato con la ‘Resurrezione’ del 2006 a cui hanno fatto seguito grandi pale scandite dagli azzurri, i rossi, i neri, le fluorescenze ed i bagliori. Valori specifici che in questi anni ho sottolineato e che  danno vita ad una pittura in cui la superficie cromatica, anche nelle sue forme più buie, mai è materia ma essenza di luce distesa con intensità emozionale, e che appare costruita sulla ricerca di un’energia pulsante posta tra interno ed esterno, che affiora ora per improvvisi bagliori, ora per estese costellazioni di stelle, ora per ampie superfici di luce e proiettati chiarori lunari.

Lungo un percorso di ricerca fatto di volontà sperimentale Marrocco metteva a fuoco sin dagli anni ’80 e progressivamente in crescita analitica nel patrimonio a-formale un tracciato dedicato sempre con maggiore chiarezza alla centralità del colore per giungere negli ultimi anni alle tensioni del colore. 

La linea della pittura che oggi interpretiamo ‘spirituale’ nasce nel solco e nelle relazioni condotte, sul rapporto di arricchimento e di specificità intercorse ed elaborate, sull’essenza di luce, di immaterialità che incide, rintracciata tra i valori racchiusi nella materia cromatica; un percorso analitico dettato dalla coscienza della scoperta e dalla volontà della verità espressiva condotta sulla luce, perché essa insegni e non descriva dal Caravaggio al ‘Cristo giallo’ di Gougin, per farsi immersione nell’immaterialità dell’esperienza spirituale nella lezione che va da Henry Matisse a Marc Rothko, dallle vetrate della Cappella del Rosario di Vence alla Cappella sepolcrale di Houston; un percorso che si arricchisce nella stagione contemporanea ed attraverso specificità concettuali tra le fluorescenze di Dan Flavin nella Chiesa Rossa di Milano ai ‘vetri della rinuncia’ di Jean Pierre Renaud nel Monastero di Nuerlac.

Intersecazione e conflitto. 

E’ con estremo interesse che riconosco nel lavoro di Franco Marrocco il raggiungimento di una maturità espressiva nella quale il sistema linguistico-visivo elaborato e predisposto si colleghi strettamente e specificatamente ad un’area tematico-esperenziale dai contenuti importanti; i risultati espressivi recenti nascono inquadrati all’interno di una copertura cronologica relativa agli ultimi cinque anni e significati dall’attenzione minuziosa e rigorosa al rapporto tra segno e colore; un processo che si fonda sulla coraggiosa presa di coscienza di un’area di pensiero e di un sistemi di valori raccolti e racchiusi all’interno di una intima esperienza personale, nella riflessione sul patrimonio culturale europeo, nell’elaborazione della tradizione popolare depositata.

L’esperienza ‘spirituale’ sta all’interno dell’esperienza pittorica come il percorso d’indagine sul colore e sulla forma produce, porta a maturazione, i processi di coscienza interiore; i due dati appartenenti inscindibilmente all’opera e all’artista, lo stato di riflessione e di produzione, di confronto insistito ed integrato sono alla base di questa affermazione del lavoro artistico di Marrocco. 

Il mio interesse per questi significativi sviluppi ha il carattere della partecipazione personale e non solo nel ruolo professionale; lungo questi ultimi venti anni abbiamo maturato vicende e percorsi di studio e di amicizia, di lavoro e di collaborazione che ci vedono oggi andare ad interagire su un territorio comune di indagine, il territorio e gli ampi confini dell’arte sacra contemporanea, per poi meglio e più intimamente andare a riconoscere il valore della spiritualità, cioè l’essenza iniziale, introduttiva del sacro umano.    

Sull’attraversamento e la definizione pittorica di un ambito teologico-esperenziale complesso Marrocco elabora, in stretto rapporto di relazione con le ricerche condotte sulla centralità espressiva del colore, un sistema compositivo tra intersecazione e conflitto; la lunga produzione di questi anni e l’ultima produzione libera nella luce, quale forma pittorica del ricordo, valori estratti di vitalità biologiche, brani di materia incandescente e accensioni magmatiche. Accanto a grandi tele con sviluppo verticale, nate in una prima fase espressiva e proseguita lungo un rapporto di relazione, si aggiunge e si sviluppa una produzione per superfici pittoriche orizzontali caratterizzate da un processo di lettura scandito dall’accensione dei rossi, dall’intersecazione conflittuale e dolorosa dei neri. Non saranno solo le ‘pale d’altare’ e le ‘predelle’ di luce degli inizi, ma si affermano pagine in cui convivono le stesure intense del colore e diverse fonti di luce; nascono opere che indicano una volontà di comunicazione determinata a produrre una successione di eventi emozionali, tante e diverse tappe dell’esperienza interiore, ed ancora configurazione profonda dell’esperienza spirituale, della scoperta e del riconoscimento, del dialogo e del dolore.    

Indicativo e significativo appare il dato di una presenza espositiva, di un confronto con la fruizione, si interazione con la liturgia, di dedicazione alla preghiera, caratterizzata dall’istallazione mirata all’interno dei luoghi di culto, dalla Chiesa paleocristiana di San Lorenzo ad Aosta. Alla Basilica di San Savino a Piacenza, alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie nel Castello di Vigoleno, all’Abbazia romanica di Fossanova a Priverno.

Tappe di un percorso espressivo tra il 2006 e il 2009.

‘Resurrezione’ e ‘Alito, Alma’  del 2006 sono le prime ed importanti tappe di questo percorso che muove dalla cultura depositata dell’arte sacra verso l’esperienza della ‘spiritualità’ e che ebbi modo di affrontare criticamente nel 2007 elaborando il progetto ‘Arte Cristiana Contemporanea’ edito da Ancora; il primo si caratterizzava attraverso una mirata attenzione all’indefinizione iconografica della ‘Resurrezione’ e quindi sulle dimensioni escatologiche del percorso processuale per concepire attraverso la tensione analitica della pagina pittorica il rapporto ascensionale tra il territorio oscuro della predella e l’esperienza di luce della pala d’altare; nasce dalle tracce del racconto evangelico un’opera difficile, ma con valore di testimonianza di un processo espressivo fondato sull’analisi sensibile e sulla creatività introspettiva; si afferma sulla percezione attenta del sacro una ‘Resurrezione’ iconograficamente inedita ma caratterizzata da una estensione concettuale dei valori spirituali attraverso la forza della trascrizione e del segno, della scrittura e della volontà di comunicazione insita e vitale all’interno di quell’ Alito’  abbagliante di luce .

Sempre nel clima della ‘Resurrezione’ si collocava questo nuovo grande lavoro ‘Alito, Alma’  quale seconda tappa espressiva condotta da Marrocco sul soggetto, in cui il tema della luce, imponendosi sulla notte dell’umanità, si fa materia del pensiero e territorio della speranza; organizzata, con valore simbolico tra il livello di terra e la proiezione e lo sviluppo del cielo, tra la dura e oscura realtà del pianeta ed uno stato di luminosità avvolgente, la grande pala di Marrocco appare indicativa di quanto la pittura contemporanea, nella sua accezione aniconica, sia in grado  di indagare e comunicare i valori di un’esperienza percepita e vissuta attraverso il mistero della fede. 

In base a questa prima duplice esperienza Franco Marrocco elabora un percorso espressivo nuovo e caratterizzato da ampie pagine di pittura in cui la visione si estende e si sviluppa, si articola in una successione tra chiusure ed aperture della luce, scandita da bagliori, ora improvvisi ora segreti, nella fitta rete filamentosa del segno, della traccia che affiora, che si nasconde nelle profondità della materia.

Un percorso che si raccoglie nel ciclo di opere dedicate tra il 2007 e il 2008 alle ‘Traiettorie, tracce,impronte, pieghe’ e caratterizzate da attente variabili sull’espansione dei rossi, dalla contaminazione dei gialli e dagli aranci, tra espansione delle liquidità e grumi di materia luminosa dei bruni e nel nero; toccante è la grande ‘Foresta pietrificata ’ del 2007 a cui si collega  ‘Impronte’ del 2009; la nuova pala incentrata sul tema della Morte, sulla traccia impressa nella materia, confermata dalla persistenza del ricordo, collega il suo essere alla riflessione attraverso il pigmento caldo dei marroni bruciati, si fonda e discende dentro materie assorbenti e calde. Se la Resurrezione puntava all’elevazione e al suo stare nella luce, la Morte sosta su se stessa ma riconosce alla luce le radici vitali del suo essere; una pittura che si fa movimento del pensiero per la comprensione dell’esperienza umana, anche attraverso l’esperienza spirituale.  

E’ ormai matura in Franco Marrocco l’idea di una pittura che si dedica e si racchiude in un nuovo ciclo intitolato, nella primavera del 2009, ‘Evocazione ed ascolto’ ed espresso da  quattro grandi superfici di colore e di luce, contrassegnate dall’apparizione trattenuta di simboli e di ricordi, intitolati ‘Preambolo’,’Riflesso’,’Nido’,’Dialogo’; si tratta di un ciclo trattenuto ed anche delicato, segnato ancora dal dolore ma smorzato dalla distanza e dalla dimensione del tempo, attraversato a tratti dalla solitudine, vissuto attraverso una memoria che tende spegnersi.

Una sensibilità piena, fondata sulla volontà di partecipazione, che nuovamente si rianima attraverso ed ancora sulla base d’incontro del rosso e del nero; è di questi mesi un nuovo grande lavoro ed un ciclo dedicato, con sfumature e valenze diverse, alla presenza della Morte, alla sua natura imperiosa. Mentre la grande pala verticale vede l’inedita intersecazione tra ill movimento discendente del pigmento e l’interferenza simbolica della trave orizzontale, all’interno del trittico si confrontano e dialogano immagini-ricordi vissute in uno stato di assorto silenzio, di staticità ormai posto oltre il dolore e lo strazio.