Non più i soli estivi ma le presenze osservanti di Nataly Maier
di Andrea B. Del Guercio
1995
1. Il più recente lavoro di Nataly Maier, mirato sulla figura del girasole, dedicato alle radicate caratteristiche simbolico‑cromatiche ed ai dati d’impatto con la tangibile e fisica presenza del soggetto, conferma esemplarmente e sviluppa i risultati di un processo espressivo rigorosamente costruito su un progettuale binomio linguistico‑visivo. Alle radici dell’attività plastica di questi anni si osserva la costante processualità di incontro‑confronto tra un estrapolato dato della realtà, sia per configurazione naturale che per elaborazione simbolico‑plastica, ed una riferita elaborazione fotografica, spesso in forma di particolare, di porzione dichiarante lo stato di percezione da parte dell’artista e quindi di fruizione.
Una metodologia linguistica condotta dalla Maier con soluzioni sempre di estrema selettività ed in condizioni di costante equilibrio tra i fattori formali e le forze comunicanti; un procedere espressivo articolatosi sul confronto tra il volume e la superficie, tra la tangibile fisicità del reale e la presenza inquietante dell’immagine fotografica; un percorso fondato su rapporti di reciproco scambio, costruito su relazioni e rimandi tra il segreto della materia e la dichiarazione dell’immagine, tra i valori conosciuti e depositati della cultura materiale e gli intimi nuovi enigmi dell’elaborazione linguistico‑visiva.
2. Seppure in ordine sparso, incedono nello spazio, affascinanti ed inquietanti allo stesso tempo, simili ad un esercito, minacciosi ma solari, i “girasoli” di Nataly Maier.
Un nuovo lavoro per un organico ciclo espressivo dal quale viene meno il dato naturalistico di riferimento al soggetto, sostituito nel binomio linguistico da significati simbolici diversi quali estese superfici di brillante giallo, steli in ferro, circolari forme in ottone e rame. Nataly Maier sembra ancora intervenire sulla selezione dei dati e nella sempre più mirata esaltazione dei valori di riferimento al fine di veder accresciute le condizioni d’individuale percezione del soggetto indagato e manipolato; un
processo di selezione espressiva incentrato sul grande fiore, con separazione nel soggetto tra la struttura formale ‑ l’occhio solare ‑ e tanto incisivo valore cromatico ‑ il giallo.
Affascinanti nella loro “illuminazione” attiva, improvvisamente respingenti per durezze monolitiche, imponenti fari di energia e scarnificate steli, gioioso esercito della luce, ma aspra e desertica foresta risultano i “girasoli” della Maier, ancora relatori di conflitti e di confronti, di rapporti e valutazioni diverse della realtà; ancora al centro dell’opera una condizione duplice, toccante e respingente, frutto di forti caratteri di fisicità e di libera esaltazione di una condizione di energia.
Non più luminose piante, non più soli estivi, ma presenze osservanti, occhi aperti sul mondo, testimoni forti dell’esistere.