Sergio Ragalzi

di Andrea B. Del Guercio

La presenza di Sergio Ragalzi nel panorama della scultura italiana recente ricopre una posizione in `controcorrente’, sia rispetto all’ampia condizione post‑concettuale e rispetto ai severi contesti analitico‑astratti.
Le sue grandi lastre sagomate sono, infatti, subito testimoni di una grande volontà di comunicazione, in cui appare raccolta e trattenuta tutta un’energia espressiva che emblematicamente le severe e inquietanti soluzioni formalí racchiudono; indicativa di una volontà chìara di comunìcare con forza e con vìgore è la presenza‑scelta dì Ragalzi per sagome quali pelli di animali e di ordigni, in cui come nelle grandi `larve’ del ’94 si racchiude un’energia che può mutare lo stato delle cose visivili ed immediate.
Attraverso la ripetizione modulare delle sagome e dei volumi è ulteriormente avvertibile il senso di scelte linguistiche che sembrano non voler evitare soluzioni di compromesso, che non permettono fughe dal confronto, ma che determinano la condizione di una realtà costruita su tensioni e violenza.
L’esemplificazione linguistica introdotta della sagomatura di grandi lastre, da strutture carenate e dal sistema di corazzatura avvolgente attraverso un nastro di ferro, tende ad evitare il mascheramento del dato reale, non suggerisce riduzione di valore, ma ricerca un messaggio forte e determinato rispetto a tutto ciò che vuole apparire effimero; l’installazione ordinata e semplice, per successione attenta delle sagome e delle `larve’, permette un’ ulteriore crescita del valore della comunicazione.
Ma l’esemplificazione quale strumento di esaltazione ed estremizzazione del messaggio è presente anche sul piano delle diverse fasi di redazione di ogni lavoro, dove, cioè, anche il dato tecnico di saldatura, di taglio della lastra e di ribattitura appaiono nella loro evidente semplicità, testimoni di una significativa cultura storica del lavoro; l’austerità del manufatto, la sua scarna natura e la lucida povertà, sottolineano l’inquietudine che avvolge intrigante, in una condizione di sospensione del tempo, di astrazione, ogni grande scultura di Sergio Ragalzi.