Delfina Camurati – Murrate e mura
di Andrea B Del Guercio
della scultura dipinta
Istituto Italiano di Cultura
New York USA 1987
Complesso è l’itinerario artistico di Delfina Camurati ed articolato appare sul piano linguistico ma riconducibile nel suo insieme al desiderio di conseguire il valore epidermico di quella che di volta in volta è la complessità della cultura, nel ricordo, dell’habitat, del tempo che troviamo riuniti nel concetto di realtà. Il lavoro, svolgendosi sempre per ampi ed ordinati cicli tematici, per i quali sono formulate specifiche soluzioni formali, appare caratterizzato dalla costante attenzione a quella materia ora compatta ora aerea, spaziosuperficie- spessore, che circonda l’essere, che lo avvolge che delimita i suoi movimenti, che filtra la sua percezione. L’opera è una realtà epidermica, ora le pareti di una stanza individuate da blu, ora una tela solcata da un movimento impercettibile, poi le architetture del ricordo ed oggi le ‘murrate’ quale spessore impenetrabile, frutto visivo della complessità dell’esistere. L’opera è una realtà che non esiste come descrizione, come popolazione di fantasmi riconoscibili, ma è essa medesima memoria, ricordo e quindi cultura nel significato più ampio.
Murrate e muri: in questo titolo si raccoglie l’ultimo ciclo redatto da Delfina Camurati, sicuramente il più intensamente epidermico, e tale termine qui contiene le tracce spesso indecifrabili del tempo contemporaneo e dell’esistere in esso. Ogni opera di questo ciclo si presenta come finestra sull’universale e la lettura è costretta a distendersi senza possibilità di fuga sulla sua superficie macerata, si raccoglie in un grumo od in una fessura più incisa, tenta di rintracciare una certezza lungo il delimitato sviluppo per poi accettare l’unità assoluta del messaggio.
La scelta della Camurati di affrontare la trascrizione visiva della composizione completa del reale ha comportato il riconoscimento di una entità che si collocasse nella storia dell’umanità come dato costante del suo paesaggio quotidiano e sulla quale si vadano appuntando i fatti della sua storia, affinché si sommino i dati dell’esistere. Il muro, inteso concettualmente come entità strutturale, persistente nel tempo, predisposta alla ricezione inesauribile, corrisponde perfettamente alle esigenze espressive dell’artista. Il muro diventa ‘custode’, ‘rifugio’, mentre la materia della sua composizione è ‘…ansia’, ‘… memoria’, il muro è esso stesso ‘Segreto di ogni testimonianza’.
Alla luce di questi dati, sintomatici di una profonda responsabilità culturale oltre che di maturità artistica, ritengo il ciclo ‘Murrate e muri’ un conseguito riconoscimento visivo della realtà intesa come cultura della memoria collettiva, e quindi inscrivo questo complesso di opere nella più emblematica interpretazione del clima di Astrazione Contemporanea.