I rinserrati marmi di Gabriele Giorgi
di Andrea B. Del Guercio
Gennaio 1995
Ho vissuto direttamente e quindi criticamente studiato e sostenuto espositivamente ed editorialmente l’intero percorso creativo di Gabriele Giorgi.
Si è trattato di un processo di produzione artistica nato e cresciuto all’interno ed in costante corrispondenza con un’area problematico espressiva venutasi sempre più lucidamente ad affermare su quegli ampi valori insiti nel binomio organico-inorganico. Estratto da una volontà di ricerca fondato sull’incontro ed il confronto tra due entità primarie e fondanti per la condizione attiva e vitale di realtà, il manufatto espressivo di Giorgi appare segnato, a tratti dominato, dalla condizione significativa di tensione, di forza intensa e di energia costante. Una condizione di espressività severa e processi di sintesi formale impressi su materie antiche, spesso preziose e luminose, sospese e proiettate oltre il tempo.
Ogni opera le sculture, ma anche le carte, l’attività pittorica, le soluzioni di un design di sperimentazione è il qualificato risultato di un procedere espressivo caratterizzato da una mirata grammatica visiva e plastica in particolar modo, creativamente corrispondente ad un sistema a confronto di spinte e di energie forti provenienti dalle materie forti della natura, quali il marmo ed il basalto, e dalla volontà costruttiva e sistematica dell’uomo posta in evidenziata dalle lastre di ferro e di rame.
Rispetto ad una stagione a lungo fondata sul confronto del legno e della plastica con la predominante presenza del ferro, la produzione di questi ultimi anni, 1992/94 appare marcatamente caratterizzata dall’impiego di frammenti spezzati di basalto e soprattutto di marmo carrara in dimensione e peso diverso su cui interviene, anche solo a tratti fasciante ed in limitata porzione rispetto all’estensione del blocco, il rame, ora in forma meccanica di morsa, ora di piastra, disco, anello ed ancora con autonomo valore di struttura scultorea.
L’individuazione e quindi l’impiego del basalto e del marmo, da cui Giorgi esclude la lavorazione estetica assumendone integralmente la casuale struttura di frammento di estrazione, segnala l’attenzione dello scultore per una realtà naturale nelle forma e nel,valore di stato rappresentativo della sua più antica origine.
Il valore d’incidenza estetica costruttiva, visualizzata attraverso soluzioni meccanico minimali, appare, autonomo contributo di forza comunicativa e tensione espressiva, nella nitida vitalità segnico cromatica del rame; si tratta di una presenza metallica preziosa, avvolgente di sostegno e di supporto stringente, per singole ed autonome soluzioni, ma con crescita di intensità se osservate dialoganti all’interno di un sistema di installazione monumentale articolato per più pezzi, orchestrato tra diversi frammenti. Un sistema espressivo che nei lavori recenti, ed in particolar modo per “Soglia del tuono”, matura una volontà di coordinamento delle diverse componenti ed organizzazione unitaria del volume al fine di accrescere la percezione di uno stato di solidità antica e di radicamento nella realtà. Si collocano in questo stesso clima le due “Steli”, che seppur fornite di una struttura alleggerita ed in elevazione, appaiono sempre caratterizzate da una imperativa forza statica e comunicanti una natura che non intende sfuggire ad una energia di attrazione alla terra.