Arte Italiana Contemporanea

di Andrea B. Del Guercio

1984

Con la realizzazione di questa mostra i program­mi della Galleria d’Arte Moderna di Forte dei Marmi, vengono riconfermati sul piano di una strategia espo­sitiva tesa a promuovere un lavoro di informazione nel quale si riconoscono aree tematiche e tecnico espressive diverse spesso trattenute, nella più parte delle strate­gie espositive, gravemente isolate, rispetto ad una in­dispensabile promozione di confronto e di verifica.
Il tema posto dalla mostra si colloca quindi in con­tinuità con lo spirito di analisi critica che con specifi­cati risvolti didattici aveva affrontato in tre distinte oc­casioni l’area della figurazione, dell’astrazione e della nuova pittura; attraverso il lavoro di tredici artisti to­scani e comunque attivi soprattutto nella regione (Fal­lani, Benucci, Falconi, Doni, Bartolini, Guarneri, Masi, Fusi, Barzagli, Scheda, Gattuso lo Monte, Raffaele, Ragusa) proposti con valore emblematico nazionale, si erano create le basi per un primo riconoscimento del­l’attuale paesaggio artistico contemporaneo, con i suoi momenti di riflessione e le nuove tendenze di ricerca.
Nella stagione espositiva 1984/85 la Galleria ten­ta due ulteriori momenti di indagine espositiva con ca­ratteristiche metodologico critiche in parte rinnovate e riteniamo arricchite, per cui, accanto all’aspetto di­dattico ed informativo, si propongono, sempre con va­lore emblematico rappresentato da un numero ristret­to di autori, forme di confronto che partendo da una base comune di lettura, nel caso specifico la riconosci­bilità, permettano al lettore la ricezione di quel baga­glio espressivo visivo o deposito culturale contempo­raneo alla cui costituzione collaborano le più diverse esperienze di creatività artistica. Non si tratterà quin­di di osservare il lavoro degli artisti per linee o aree di tendenza, ma tentare di provocare e ricevere dal dialo­go delle opere, collocate cronologicamente in quest’ul­timo ventennio, quello che potremmo definire lo spi­rito profondo della nostra epoca, nella compresenza complessa di passato e preveggenza. Da tempo richia­mo l’attenzione di una responsabile attività artistica e di critica d’arte sull’individuazione di un «deposito cul­turale» specificatamente visivo, e sul coacervo di espe­rienze e di contributi intorno al quale è necessario fare attento riferimento prima di affrontare nuove avven­ture creative e critiche.
Sul concetto di «deposito» si fondano ragioni di costume e caratterizzazioni individuali, per cui ogni ar­tista rappresenta nell’arte italiana contemporanea, non soltanto la propria storia e creatività, ma un momento più o meno decisivo di una storia più complessa e dal valore collettivo. L’impegno espositivo della Galleria si pone quindi nella direzione di esplicazione di quel tema complesso che possiamo riconoscere e definire «Arte Italiana Contemporanea», e che specificheremo nelle due sezioni «L’immagine italiana» ed «Il segno italiano», un titolo complesso ed un responsabile im­pegno di ricerca continuamente sottoposto a nuovi e sempre ulteriori contributi, secondo la preziosa espe­rienza recepita da una prima collettivizzazione esposi­tiva ospitata con oltre novanta autori dalla Galleria Unimedia di Genova.

“L’IMMAGINE ITALIANA”

L’individuazione di un’area visiva con dati di ri­conoscibilità cade in un momento di forte tensione nel dibattito critico più recente, tra contributi frequente­mente unilaterali e riduttivi rispetto alla «storia» ed alla contemporaneità intesa come nuove generazioni e quin­di con dati di costume. Non ritenendo questa la sede editoriale più adatta, ma con il desiderio pure di non sottrarmi alle responsabilità che comunque coinvolge la conduzione della attività critica, (in «Creativa Fo­glio aperto d’arte e cultura» n. 2), valuto che sia co­munque rintracciabile una risposta o presa di posizio­ne concreta nell’attenzione per quel complesso di con­fronti problematici indotti dalla presenza non solo delle scelte teoriche ma dal confronto con gli impegni di una attività espositiva museale, cioè con responsabilità e ri­spetto delle aspettative del corpo sociale. Non si trat­terà quindi di strategie estetiche dipendenti da predile­zione esclusiva per interessi individuali, ma si intende­rà una analisi dei fenomeni creativi più evidentemente presenti nella contemporaneità e parallelamente, con scientificità, per quelle aree più appartate e segrete, spe­cificate nei temi.
A questa ipotesi di lavoro corrisponde la Mostra 1’«Immagine Italiana» con l’apporto diversificato ed emblematizzato dalle opere di Sergio Vacchi, Mario Schifano, Concetto Pozzati, Claudio Costa, Gianfran­co Notargiacomo, Franco Ionda e Maurizio Fanelli. Mario Schifano. Concetto Pozzati Opere dal ’60/’80. L’immagine collettivizzata.
La cultura visiva Pop ha senza dubbio marcato e caratterizzato, grazie ad una differenziata presenza in ambiti espressivi diversi e sempre collettivi, l’atteggia­mento creativo contemporaneo, inteso nella sua più ampia articolazione di soluzioni e tendenze; questa dif­fusione è riconoscibile in aree nuove e si può definire in forma di modulo comportamentale.
Sul piano formale le antiche soluzioni linguistiche, dimostrando una adattabilità sempre aperta, hanno su­bito un’evoluzione di tipo post moderno prediligendo stati di dolce memoria e di ricordo ma pur sempre con chiavi di immedesimazione collettiva.

Roberto Barni opere dal ’60/’80, Maurizio Fanelli opere recenti – L’immagine come esperienza di storiografia.

« La storia» si ammanta di soluzioni citazioniste, l’impaginazione si organizza per forma di racconto ed è chiaramente avvertibile l’abbandono dell’immedia­to e dell’istantaneo. Il tema della riscoperta delle ori­gini che pervade l’attitudine quotidiana collettiva at­tuale ha nel settore artistico visivo le sue specificazio­ni e sono tali da investire globalmente la figura storica dell’artista, cioè il suo specifico.

Sergio Vacchi, opere dal ’60/’80 – Oltre la realtà dell’immagine.

Nel recupero recente della figurazione, più o me­no pretestualmente giustificata da relazioni di continui­tà, con gli anni concettuali, non può non essere valu­tato con attenzione storica ed intuito metastorico lo sforzo di indagine condotta da artisti provenienti da esperienze diverse (informale, astrazione, anticipazio­ni pop), e quindi proiettati in un contesto espressivo dai contorni incerti e relatori di stati emozionali pre­veggenti. Lo spazio dell’indagine visiva persegue sen­za esitazione un’atteggiamento culturale sempre caro alla storia della pittura nord europea, da Bruegel e Gru­newald; in questo clima la citazione riconoscibile od emozionale, ha tutto il peso di una emblematizzazione di significati posti contemporaneamente tra l’origine del passato e gli inizi del futuro.

Franco Ionda, opere recenti – L’immagine come vitalità del ricordo.

L’incontro e la lettura dell’opera esige una memo­rizzazione attiva della complessità segreta dell’essere e delle diverse componenti della condizione umana: è questo un impegno presente nella creatività di alcuni giovani artisti tesi alla realizzazione di una avventura espressiva che abbia, al suo centro, una realtà più va­sta dell’immediatamente riconoscibile e della «fanta­sticazione» senza punti di riferimento.

Claudio Costa, opere dal ’60/’80 – L’immagine come antropologia dell’arte.

La ricchezza del paesaggio espressivo attuale è ta­le da includere al suo interno e con crescente e respon­sabile consolidamento, specificazioni di tipo scientifi­co e in particolar modo per aree di indagine antropo­logica e naturalistica.
Il consolidamento di questa diversificata e com­plessa area di ricerca che non si accontenta dell’espres­sione tradizionale artistica e quindi resasi autonoma ri­spetto ad ipotesi autogratificanti, si pone alla base della crescita o recupero della figura dell’artista, inteso co­me intellettuale presente con la propria grammatica espressiva nel contesto problematico sociale. La pre­senza nella mostra di quest’area, con le sue profonde valenze intellettuali, con il suo supporto scientifico e le indispensabili riqualificazioni di operatività manua­le, vale come riprova di una situazione di impegnata creatività.

Gianfranco Notargiacomo, opere dal ’60/’80 – La tensione psicologica nell’immagine pittorica

Rispetto al paesaggio artistico contemporaneo de­ve essere riconosciuta un’area recente che ha assunto il valore di emblematizzazione di una situazione gene­rale di progressivo raffreddamento della carica espres­siva e del maggior controllo di spinte trasgressive. L’o­perazione di raffreddamento e di concentrazione assu­me quindi i termini di una precisa linea di tendenza, con soluzioni che si caratterizzano nella riduzione del­la scala cromatica, per prediligere fenomeni di mono­cromatismo e concentrazione sul dato segnico; l’intento è quello di giungere ad una condizione di tensione psi­cologica estrema per cui se la volontà narrativa si rap­prende si accentuano umori metafisici ed enigmaticità che fanno ritenere anche questo nuovo territorio espres­sivo ancora una ricca e vivace presenza nella articola­zione della mostra.