Franco Ionda
di Andrea B. Del Guercio
1984
Lungo la riva
Per la presentazione di Franco Ionda credo necessario riprendere dalla condizione attuale della pittura e della creatività nel suo attuale ed interdisciplinare complesso e ritagliando una posizione autonoma rispetto ad essa come espressione culturale dal chiaro impianto collettivo; in più occasioni ho espresso l’opinione che ciò che caratterizza a livello ‘strutturale’, l’attuale diffusione di una nuova creatività, rinnovata nella carica espressiva, e condotta con gli strumenti istituzionalizzati dalla tradizione, corrisponda ad un fenomeno dei tutto nuovo rispetto alla storia artistica passata e recente; intendo riferirmi, anche rispetto alla collettivizzazione rilevatasi nella stagione Pop ma fratturatasi sul terreno tradizionale dello scontro politico ideologico, ad un clima non solo persistente sul piano formale, ma soprattutto sui dato comune di Interferenza ed acquisizione di una condizione di costume complessa e diffusa.
Usando per comodità l’ambiguo termine ‘Post Moderno’, attraverso il quale si individua un fenomeno di costume e di atteggiamento presente tra i più diversi strati sociali, si può constatare l’abbandono di quella lunga tradizione espressiva e quindi espositiva tese a conservare la separazione dei linguaggi, formalisticamente intesi, e quindi collegare ad esse aree tematiche d’interesse specifico, pervenendo ad un collage culturale aperto ai più lontani contributi ed alle problematiche più intimamente individuali.
La collettivizzazione del fenomeno culturale attuale si arricchisce anche di significato politico, secondo nuovi modelli, qualificando o riportando ad un originario significato positivo il ‘fenomeno di costume’.
Intendendo una crescita civile e culturale diffusa, abbiamo anche la messa a fuoco di una realtà sociale nuova con la quale diventa inevitabile il confronto e l’individuazione di soluzione di rinnovamento dei rapporti e delle realtà collettive. Rispetto a questa nuova e ricca, situazione socio culturale il caso artistico rappresentato da Franco londa appare su un piano generale e ‘politico’ in stretta consonanza e rapporto, mentre nello specifico creativo devono essere osservate profonde differenze di applicazione e sviluppo di un deposito culturale maturato nel tempo e tale da ritagliare uno spazio autonomo e specifico rispetto all’attuale stagione collettiva, che pure osserva negli ultimissimi tempi un consolidamento individualizzato dei linguaggi e delle aree tematiche.
Pervenire alla comunicazione pittorica per londa è il risultato di una avventura umana e culturale al cui interno trovano posto esperienze politiche espresse in nome di una strategia costantemente comandata dalla trasgressione e sottoposta da un fabbisogno esistenziale di comunicazione collettiva; l’uomo prima dell’artista attuale rappresentava l’istintiva aspirazione alla sortita da i ghetti sociali e culturali del dopo guerra operaio perseguita in nome di un documento programmato sul più ampio consenso fondato sulla aspirazione ad un bene esistenziale prima che materiale, anticipatore verificato da esperienze di vita alternativa, depositata negli attuali e sempre più diffusi slogan ecologici e pacifisti; la carica ‘rivoluzionaria’ caratterizzata in chiave soprattutto umano primaria e quindi disgiunta dalle regole istituzionalizzate della conflittualità sociale, trova da alcuni anni soluzione di testimonianza nella riflessione pittorica e nel suo stesso atto. II rapporto tra il bagaglio e l’esperienza politica così particolare con gli umori espressivi di questi anni e diffusi tanto largamente presso le nuove generazioni hanno un immediato sviluppo, con soluzioni tanto particolari da proporne una valutazione con carattere di forte autonomia.
Non vedrei quindi il lavoro di londa inserito nel concetto di fuga dalla realtà, come una indagine frettolosa e di parte potrebbe osservare rispetto al termine rivoluzionario, ma suggerirei una continuità persistente della fantasia tra le diverse esperienze, dove per fantasia si intende una condizione culturale nella quale i dati di responsabilità civile si coniugano con quelli di creatività; londa tende a proporre quindi una condizione di memoria ricondotta ad un livello attivo, strettamente partecipe alle tappe contemporanee, ed ai suoi progressi.
In questo clima nasce un vocabolario che nell’ombra delle cose e dei personaggi trova la sua ragione; un’ombra relatrice di ricordi lontani nel tempo, rintracciati sul perimetro del proprio paesaggio quotidiano, ed ironico rispetto al tenebroso di stagioni infantili e di esse conservando vivo il testimone simbolico di una carica creativa, manipolatoria, sperimentale nei limiti dello strettamente umano, come condizione primaria dell’esperienza.
II paesaggio di londa è quindi relazionato alla memoria, tramite una fantasia che scava al suo interno rilevandone i particolari ed ampliandone i tratti, combinando soluzioni favolose e dati oggettivi, veleggiando nella foresta delle ombre che il mondo vegetale ha trascritto sulle pareti delle stanze.
Ma non sono ombre evanescenti; ad esse l’artista ha dato un corpo, uno spessore di materia pittorica, una cromatica combinazione di tecniche il cui risultato finale diventa tanto simile alla patinatura del bronzo, rilevabile al tatto oltre che allo sguardo; ogni opera nasce cosi da un insistente amore per la superfice, per il suo crescente maturarsi, solidificarsi, fino al raggiungimento dello spessore reale dell’ombra del ricordo; ricordi non più come affiorare lontano, impalpabile, ma realtà presente, incisiva sul lettore con tutta la carica testimone della sua attualità e poesia.
Con questi dati di profondità, tecnico pittorica e tematici, londa si presenta e raggiunge un prodotto culturale diverso con il quale è difficile non fare i conti se si abbraccia una politica critica responsabile e non effimera, cresciuta su i dati della creatività più ampia, libera da supporti e verità assolute.
Abbandonando qualsiasi allettante strategia effimera, indotta o recuperata dal programma ufficiale della stagione post moderna, ma concependo una soluzione in sintonia con gli sviluppi di un’esperienza umana nuova, maggiormente attenta ai dati di creatività, di riflessione sul presente con preservazione del passato filtrato dal ricordo, credo che londa tenga perfettamente in mano un ruolo di maturità creativa.
Su questa ricca materia affiorano dati diversi e lontani, per valore e peso, ma che in questo incontro ottengono nuovo spessore, nuova maturazione e più ricchi significati; una polimatericità informale dalla stratificazione profonda, tipologicamente riferita alla linea italiana, cioè letteraria ed esistenziale, ma anche arricchita della carica ironica indiscutibilmente attenta alla lezione di trasgressioneriflessione introdotta dall’ottimismo vitalistico degli anni ’68/’72, al quale si aggiunge una qualità cromatica più tipicamente toscana, espressionistico rosaiana, senza intendere alcun riferimento neonovecentista tipico di altre equipe; ora anche di fronte ai chiari dati di una grammatica espressiva metro politana, una attenta lettura del lavoro di Franco Ionda deve osservare la presenza di dati di gestualità graficistica, mentre lo spessore della materia pittorica riporta fenomenti tecnici vicini allo spessore e porosità della malta e della superficie dei muri, secondo la prassi ereditata dai tempi della trasgressione politica, ma che oggi si presenta con caratteristiche di spessore narrativo, ricco di umori e di dal emotivi.