Herbert Mehler. Un patrimonio monumentale

di Andrea B. Del Guercio

Lugano, Five Gallery, 2017

I miei rapporti con Herbert Mehler risalgono alla fine degli anni ’80 e si sono specificati attraverso un’attività espositiva in cui la scultura si confrontava con i valori architettonici dello spazio; si trattò di due distinti confronti posti tra il Convento rinascimentale dei Serviti di Maria presso Urbino e il bunker della seconda guerra mondiale, riutilizzato come studio dall’artista, nelle campagne di Würzburg in Franconia.
L’ampia documentazione fotografica che pubblichiamo in questa edizione mostra pienamente il raggiungimento, rispetto a quella stagione di scoperte e di ricerche, di una grande solidità espressiva e la predisposizione di un patrimonio monumentale ormai vasto e distribuito nei siti pubblici e museali della Germania; lo sviluppo plastico-ambientale articolato per progetti e forme, per volumi e dimensioni, tra orizzontalità e verticalità, in aperto confronto con lo spazio pubblico, tra l’architettura e l’urbanistica, lo definiscono tra i più importanti scultori europei della generazione nata negli anni ’50.
Il patrimonio di idee sul quale ha lavorato in questi anni Herbert Mehler, predisponendosi ad una produzione scultorea di notevole quantità e diversificata dimensione, verificando il terreno della “scultura dipinta”, deve essere riferita alle relazioni che intercorrono tra l’architettura strutturale del mondo naturale e vegetale ed il patrimonio di studi e di progettazione urbanistica del rinascimento. L’osservazione della dimensione formale, seguendo e sviluppando un approccio analitico testimoniato dalla cultura degli antichi erbari, ha condotto allo studio e al confronto con le piante urbane della città ideale e delle grandi basiliche, ma anche alla ricerca linguistica specifica dei moduli strutturali dell’architettura. Alberi e fiori, steli e boccioli, semi e frutti appaiono rivisitati rispetto alla forma originaria, attraverso un processo rintracciabile nella prassi di un dettagliato sguardo analitico; un percorso che si sviluppa per fasi riduttive, seguendo un processo indipendente dal naturalismo, pronto ad operare attraverso una rigorosa selezione delle grammatiche visive. Un’azione espressiva che trova nel volume in acciaio, ma anche nell’apporto del colore e di una preziosa doratura, la struttura solida di un frutto e di una pianta grassa, lo slancio dell’arco nello spazio, il tronco possente e la colonna marmorea, la sagomatura stellare di una foglia in relazione con la progettazione della città magnifica pensata dal Filarete. Si osservi quanto la costante scanalatura disegnata del volume, le centine che attraversano lo sviluppo volumetrico delle forme o che seguono e accompagnano, rafforzando le grandi elevazioni, rivelino quanta contaminazione intercorre tra la cultura dell’architettura e quella della scultura, così che l’una e l’altra si sviluppano lungo un processo plastico-ambientale.
In questa stagione, lo studio in cui Mehler opera ha le dimensioni spaziali di un edificio possente, di una struttura architettonica predisposta all’attività laboratoriale e di ricerca; un luogo del lavoro che si articola tra l’officina di rifinitura e cesello al piano terra e l’area sopraelevata della progettazione, di esposizione e di archiviazione. Oggi lo studio è una realtà complessa e importante per comprendere pienamente la dimensione del fare artistico dello scultore, che si completa e si arricchisce attraverso l’esteso parco in cui sono distribuite, luogo di verifica della dimensione monumentale, le grandi opere. E’ da questa realtà ambientale complessa, in cui si sommano valori ed esperienze poco conosciute ai più, che ha origine la ridistribuzione installativa delle grandi sculture negli spazi pubblici e privati, nelle piazze e nei giardini, nel contesto urbanistico storico e nel confronto con l’architettura contemporanea. Ancora la documentazione fotografica riassuntivamente scandita per esempi, ma nella realtà assai più numerosa e ricca di soluzioni diverse, rivela le variabili estetiche che ogni istallazione è in grado di produrre ed offrire alla percezione visiva. Dal parco scultura di Würzburg i diversi monoliti raggiungono la condizione stabile e spesso definitiva dei luoghi prescelti, trasformandone la natura formale, introducendo un arricchimento delle valenze estetiche e culturali, rinnovando la percezione emozionale con quei nuovi dati, che abbiamo visto in equilibrio tra passato e presente, tra memoria e contemporaneità. Herbert Mehler dimostra di saper dosare attraverso un attento equilibrio le relazioni della sua scultura con lo spazio, ora limitandone il numero, per raggiungere la concentrazione e il silenzio, ora sommando gli oggetti plastici promuovendo il dialogo, provocando in alcuni casi una condizione di spiazzamento metafisico. Oggetti appoggiati, frutti che si distribuiscono, che si scontrano proiettati nello sviluppo climatico del paesaggio, volumi che possiamo attraversare e frequentare…

In allegato trovate il catalogo della mostra.