Astrazione Italiana Contemporanea

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di Andrea B. Del Guercio

Città Di Alatri, 1986

XXIV Biennale d’Arti Visive

L’Esposizione «Astrazione Italiana Contemporanea» è il primo atto di verifica di un progetto critico nel quale raccolgo i dati utili alla indivi­duazione e lettura di una serie di costanti, tematiche e formali, che sono alla base di quella parte, sicuramente fondamentale e caratterizzante, della storia artistica italiana del secondo dopo guerra. Le opere dei ven­tidue artisti invitati sono in grado di tracciare, nel rispetto delle autono­mie caratteristiche, un percorso espressivo complesso ma animato da una fitta rete di relazioni e suggerimenti; le relazioni ed i rapporti ricono­scibili in questo percorso espositivo, che ha in questa sede valore emble­matico e nessuna definizione di completezza, scavalcando differenze ge­nerazionali e schematizzazioni critiche del recente passato, confermando la presenza di un’area espressiva articolata nei risultati ma caratterizzata da metodologie comuni di lavoro. La rilevazione di tali costanti sconfig­ge un uso consumistico e superficiale del termine Astrazione, dimostrato negli ultimi tempi da certa critica d’assalto, ed anzi riconferma la ric­chezza delle sue componenti, il peso reale e significativo del bagaglio di esperienze accumulatesi in questi ultimi decenni, ed ancora testimonia degli ampi spazi per nuove creative «inscrizioni». Nuove e più ampie ve­rifiche espositive confermeranno tutto ciò e faranno riconoscere all’Astrazione il suo ruolo di massima espressione della nostra contem­poraneità.

ASTRAZIONE E’ CENTRALITA’ NELL’ARTE CONTEMPORANEA

Sul progetto di individuazione di un clima espressivo che possa definirsi ‘centrale’ rispetto al quadro complessivo delle esperienze artistiche si fonda da tempo il mio impegno critico e questa iniziativa editoriale ed espositiva ne sono significativo risultato.
La ricerca di una cultura visiva che possa assumere il ruolo di ‘centralità’ di fronte ad una stagione ampia di linguaggi ed espressioni, risponde all’esigenza di recuperare specificazione nel linguaggio critico e quindi si propone con volontà di decifrazione delle grammatiche formali, del loro interferire tra confini precisi.
La ricerca filologicamente attenta del linguaggio da parte dell’artista e l’opera di decifrazione delle sue regole da parte della critica risultano prassi culturali da tempo scomparse. La diffusione di un ‘nomadismo’ espressivo fonda le sue origini sull’atto formale della ‘citazione’ e con questa scelta abbandona i caratteri di vitalità ‘iscrizionista’ indispensabili per una reale forma di cultura. La citazione come puro fatto formale opera su una o più ‘serie’, precedentemente redatte e decifrate, spesso depositate nel gusto collettivo e comunque depauperato del loro significato originario ed irreperibile; l’atto della citazione, qualsiasi sia la serie a cui si ricollega, si trova quindi privo di reale volontà produttiva non essendo in sintonia linguistica con la sua epoca, con la di lei sensibilità e condizione culturale. La stagione citazioni sta iniziata con particolare vigore, seppur fondatosi su autentiche esigenze neo-pittoriche, nella seconda metà degli anni ’70, caratterizzatasi nazionalisticamente, come poteva essere prevedibile in base alle sue regole, tra barbarico e colto, è quindi da riportare ad una appiattita cultura pop.
Negando valore culturale alla citazione, ho rilanciato nell’82 con un ampio saggio il termine ASTRAZIONE e continuo a riconoscergli, nonostante l’appropriazione banale e riduttiva a cui è sottoposto, l’intatto fascino di un segreto culturale e quindi i dati estetici di una incisiva centralità. Una centralità che ha origine in quel dualismo irrisolvibile, dialettico ed intrigante e tanto corrispondente al concetto di ‘realtà’ racchiuso nell’Astratto Espressionismo; un binomio che riunisce componenti espressive, grammaticali e tematiche, insostituibili nel quadro di una creatività contemporanea. Una centralità che da quella prima stagione conflittuale e trasgressiva prende origine per poi arricchirsi attraverso interferenze interne al suo sistema grammaticale, ed al conseguente evolvere della sensibilità creativa; dalle ricerche materiche a quelle segniche, tra volontà analitica e predisposizione neonaturalistiche, complessivamente oggi avvolte da grammatiche progettuali ereditate dagli anni ’70, In quell’originario Astratto-Espressionismo e con maggiore specificazione nell’attuale Astrazione riconosco espressa l’essenza del tempo contemporaneo e dell’esistere in esso. L’astrazione è espressione di totalità, è coscienza della realtà, frequenta le sue articolazioni e dei suoi livelli, è condizione di sensibilità.

Dalla struttura pittorica della scultura dipinta

Sul piano della specificazione italiana, l’elaborazione creativa si caratterizza per una particolare attenzione, quasi una predisposizione, ai ‘supporti’ intesi quali componenti fondamentali di una incisiva grammatica visiva. L’Astrazione italiana sin dalle sue origini si è caratterizzata per questa attenzione ai valori specifici del materiale che interviene, dopo specifica selezione, nell’atto creativo. I supporti tanto intensamente materici sono quindi da ritenere autonomi e qualificanti vocaboli elle opere da Alberto Burri, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Ettore Colla, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Vasco Bendini, Giulio Turcato, Emilio Vedova, Roberto Crippa, Marco Gastini Dadamaino, Riccardo Guarneri, Carlo Battaglia, Nanni Valentini, Delfina Camurati, Luciano Bartolini, Franco Ionda, Alessandra Bonoli, Christian Cassar, Piero Coletta, Mario Benedetti.
Lo specifico valore espressivo rappresentato dal supporto; l’esaltazione controllata delle sue caratteristiche, le accentuazioni di componenti nascoste, sono un dato della contemporaneità, e nell’Astrazione tutto ciò ha un ampio e corretto spazio.
In questo clima, caratterizzato dall’attenzione al dato materiale, si inserisce il luogo o riferimento tematico come sede originaria, esorcizzato da ampia indagine lungo tutto il nostro secolo: la realtà. E’ di fronte ad una realtà che si dispone su livelli diversi che l’arte contemporanea si trova a doversi confrontare e rapportare e in conseguenza di ciò anche la ‘grammatica visiva’ risulta in costante aggiornamento.
Realtà come ‘deposito culturale’ al cui interno ritrovare memoria, storia e passato; l’impegno è rivolto verso questo mare di ricordi lontani, inafferrabili ed impercettibili, immediatamente vicini, e quindi riordinarli dando vita ad una ulteriore memoria collettiva, ancora più ricca e sempre nuova. Realtà sono quindi anche la religione, l’epica , il racconto orale di se stessa, non è manipolata come ‘citazione’, poiché comporterebbe il mancato contributo e rinnovamento del deposito, ma appare nell’arte contemporanea in soluzione di ‘inscrizione’, cioè quale fondata prassi per una nuova vitalità della realtà.
Il concetto che stimola il rinnovamento linguistico su un ceppo comune e solidamente penetrato, non solo come fatto formale, è sicuramente il maggior risultato nella storia artistica contemporanea, e tutti i tentativi di far arretrare questa raggiunta conoscenza culturale, vanno collocati all’esterno di un’estetica responsabile.