Nello spazio del Sacro ‑ Memoria del Sacro

simpliciano

di Andrea B. Del Guercio

1998

1. Nell’Edizione dello scorso anno, senza entrare direttamente nel merito dell’Esposizione, ricordavo brevemente due diverse esperienze attraverso le quali ricostruivo emblematicamente il mio rapporto di critico d’arte con quel complesso sistema di riflessioni ed esperienze raccolte nella definizione di Arte Sacra; in questa nuova Edizione ed alla luce di momenti diversi di approfondimento, sia teorico che operativo, ho accettato l’invito ad una mag­giore presenza propositiva, al fine di fornire in particolar modo spunti diversi e nuovi d’informazione e predisporre quelle indicazioni forse utili ad orienta­re la fruizione di fronte ad autonomi valori problematico formali.
La mostra d’Arte Sacre nella Basilica di San Simpliciano, iniziata con lun­gimirante intuizione da Monsignor Luigi Crivelli, oggi Presidente della Commissione Beni Culturali e d’Arte Sacra pone in evidenza tre questioni che trovo sostanziali per tentare di avviare un riesame e soprattutto per con­tribuire, con volontà propositiva e con proiezione negli sviluppi di quella dif­fusa tendenza, ad una riapertura di confronto costruttivo tra il mondo della cultura artistica, musicale, dell’architettura e quel complesso sistema, la Chiesa, che presiede al culto della religione cattolica. Una specificità che rispetto a questo confronto dialogo, difficile dopo una lunga frattura ed una palese incomunicabilità sui valori e le ragioni conseguenti alle tendenze spe­rimentali ed analitico scientifiche lungo la stagione `moderna’, non esclude un’apertura di dialogo anche con altre confessioni religiose, da cui però si rilevano rare esperienze positive. Un dialogo che ha ricollocato nella diffusa tendenza di molti a rivedere ed anzi a leggere con più profondità e riacquista libertà il proprio individuale rapporto con il Sacro, con un Dio che è Padre della verità e del bene.
Non fuga in un generico irrazionale, né ripiegamento come forma di scon­fitta, né abbandono per debolezza di certezze ed aspirazioni, ma costruzione di un’individualità nella cui cultura intervengano fattori di richiamo morale, valori spirituali che affiorano e si affermano in una condizione di centralità e di persistenza nell’esperienza.
All’interno delle Avanguardie, che in questo secolo si sono autorinnovate con straordinaria accelerazione, lo sguardo critico può riconoscere le numero­se e tangibili tracce indicative di una continuità espressiva di fronte al Sacro come complesso di fattori e di valori improvvisamente amplificatosi; un Sacro non più rigidamente organizzato per soluzioni formali e simbologie estetiche progressivamente impoveritesi rispetto all’originaria e significativa portata, ma rintracciabile lungo l’arco esteso dell’esistere e, quindi, nell’auto­determinazione ed affermazione dell’esperienza stessa dell’arte.
Se si rilegge con la coscienza critica di oggi la storia moderna e contempo­ranea dell’arte si riscopre, in una parte sostanziale di essa e per autori estre­mamente diversi, la chiara frantumazione del concetto monolitico di Sacro con approfondimenti specifici e mirate indagini problematiche, ma anche per soluzioni tese a cogliere la portata onnicomprensiva del problema e la sua inafferrabile vastità; un processo comunicativo autorinnovatosi rispetto alla monoliticità interpretativa ereditata dall’ 800 e proiettato a coglierne, attraver­so una cultura sperimentale, le infinite, nuove e inedite sue sfumature.
“Je vais en ce moment tous les matins faire ma prière, le crayon à la main devant un grenadier couvert de fleurs à leurs divers degrés et je guette leur trasformation, en fait je le fais non avec un esprit scietifique mais pénétre d’admiration pour 1’oeuvre divine. N’est ce pas une fagon de prier? et je fais en sorte (au fond je ne fais rien moi meme car c’est Dieu qui conduit ma main) de rendre evident pour d’autres la tendresse de mon coeur. “Henri Matisse Vence 20 juin 1945 ~”

2. Nello spazio del Sacro – Realizzazioni e proposte

In questa prima sezione del Catalogo si è inteso segnala­re, senza alcuna presunzione di completezza, alcuni signi­ficativi esempi di intervento e di proposta dei linguaggi artistici contemporanei, sia pittorici, sia plastici, all’in terno dei luoghi di culto.
Ritengo che sia importante infatti che, accanto al dibattito teorico in materia d’Arte Sacra, si individuino realtà concrete per soluzioni di intervento espressivo. Sappiamo quanta distanza si sia posta tra lo sviluppo dei linguaggi visivi contemporanei e la cultura artistica della Chiesa, spesso attardata su formulazioni devozionali ormai prive di quella tensione emotiva che il soggetto Sacro per sua natura ha il compito di sollecitare; sappiamo ed è documentata la frequente caduta di gusto di tanti apparati decorativi nelle Chiese degli anni `60, in un rapporto parallelo con il livello di inquinamento dell’edilizia residenziale di quegli stessi anni, ma anche possiamo indicare agli organi competenti un patrimonio di esperienze pilota attraverso cui operare sia sul preesistente, sia sul futuro dell’edilizia, ecclesiastica.
È indubbio che, memore della storia di questa straordinaria committenza, venga anche da parte dell’istituzione, dalle Diocesi alle Parrocchie, una diversa attenzione ai problemi culturali dell’arte sacra; fondamentale è in questa prospettiva la predisposizione di nuove e più incisive competenze cul­turali ed amministrative in materia per le Commissioni Diocesane d’Arte Sacra; sicuramente positiva è in questa prospettiva la recente istituzione dell’Ufficio per l’Arte Sacra presso la C.E.I.
Indicativi di una cultura pittorica contemporanea attenta ai valori di avvol­genza interiore della spiritualità cristiana, nel rispetto introspettivo dei suoi simboli originari e cosciente del processo storico estetico e della sensibilità sono gli interventi di Valentino Vago; una `dedizione’ iniziata nell’82 per la Grande Cupola del Duomo di Barlassina, proseguito nel 1993/94 attraverso la luminosità dell’ azzurro nella Chiesa del Cristo Re a Monza, caratterizzata dall forza di una grande pala d’altare nella Cappella feriale, ed in accentua­zione espressiva degli azzurri e dei blu nella Chiesa di San Francesco alle Cascine del 1993/94.
Un’esperienza avvolgente quella di Valentino Vago, caratterizzata da un processo espressivo in sconfinamento oltre i limiti ristretti della tela, proiet­tatto nella ricerca delle vastità mobili delle monocromie del blu, attento alle illuminazioni segniche portate dai gialli e dai rossi.
L’Altare “Nuovi cieli e nuova terra” realizzato nel 1994 da Giancarlo Marche­se Marchese per il Santuario alla Madonna delle Lacrime di Siracusa ci introduce alla presenza della scultura in ambito Sacro; i quattro pan­nelli bronzei ispirati all’Apocalisse di San Giovanni, vengono concepiti all’interno di un sistema `antico’ di fruizione circolare, ma risultano anche in grado di sottolineare la forma simbolica statica della mensa. Dal bassorilievo narrante alla lastra in pietra di Siracusa, l’opera di Marchese ripercorre e reintroduce nella contemporaneità la memoria della stagione antica del culto con i valori originari della scultura.
Sulla base delle diverse esperienze di Vago e di Marchese, di Lydia Silvestri, di Bruno Gandola e di Urlich Egger si deve ulteriormente osservare il problema dei rapporti `funzionali’ dei linguaggi visivi e particolarmente della scultura con i valori di comunicazione spirituale; la decorazione pittori­ca e la presenza del manufatto plastico si predispongono oggi ad intervenire, non solo ed esclusivamente in funzione di sostegno per trascrizione ed inter­pretazione, ma in relazione ai propri auto significati secondo l’illuminata visione di Matisse, come suggerito dalla pittura espressiva di Enzo Eposito, dalla scultura analitica di Igino Legnaghi e sottolineato da Gabriele Giorgi, Christian Cassar e dai più giovani Albertini e Moioli.

3. Nello spazio del Sacro

Giovanni Casmpus, Nino Cassani, Tiziano Finazzi, Angela Occhipinti, Fernando Moneta, Romano Perusini, Nunzio Quarto, Mimmo Roselli, Silverio Riva, Anna Maria Santolini, Claudio Troncone, Valentino Vago, Alberto Venditti.
Ho inteso riconfermare 1′ indicazione di `spazio’ al fine di raccogliere quei diversi contributi espressivi dai quali il dato iconografico risulta assente come valore riconoscibile, ma che si caratterizzano attraverso la predisposizione di grammatiche visive significative per un approccio al tema del Sacro come tendenza ed aspirazione, come proiezione verso l’ampiezza dei valori universali testimoniati.
L’opera pittorica ed il soggetto scultoreo, i risultati di una comunicazione artistica caratterizzata dalla polimatericità e dalle interrelazioni linguistiche, appaiono testimonianze importanti di un porsi di fronte alla complessità del tema con gli intatti strumenti della propria ed intima espressività.
È possibile verificare in tale ambito che 1’astrattizzazione degli apparati lin­guistici, se per un verso vede la perdita di quelle relazioni didascalie e di tan­gibilità con l’esperienza, per un altro introduce nel suo lettore aree di perce zione autonome e in cui forse più intima risulta l’appropriazione dei valori spirituali.

4. Memoria del Sacro. Dall’interpretazione

Piero Gauli Guido Lodigiani Trento Longaretti Guglielmo Militello Giancarlo Ossola Cesare Riva Giorgio Scano Nicola Sebastio Luigi Teruggi Carla Tolomeo.
L’intera stagione moderna e contemporanea dell’arte si è propositivamente caratterizzata attraverso sistemi linguistici tesi e fondati su processi di inter­pretazione esprssiva; si è trattato, cioè, di un approccio al soggetto, alla sua realtà ed alla sua significanza tangibile, costantemente filtrata attraverso un impegno ed una responsabilità al cui interno, significativo e di responsabilità fondante, è la componente culturale della sensibilità creativa.
Una vasta ed articolata figuratività che ha attraversato il XX secolo animata da tensioni civili, da impegno nel sociale, in approfondimento di valori mora­li; un processo ove l’iconografia tradizionale sacra ha subito non tanto un abbandono o una ghettizzazione espressiva ma anzi una diffusione, una pene­trazione dei suoi più profondi valori di testimonianza negli infiniti aspetti del­l’esistenza e della realtà; non una distanza dall’Arte Sacra, ma una presenza del Sacro ben oltre gli spazi indicati dalla tradizione confessionale e ricono­scibile in una professione di fede totalizzante per gli uomini di “Buona volontà”

5. Memoria del Sacro. Dalla rivisitazione

Francesco Correggia Antonella Pierno Stefano Piseddu Stefano Pizzi.
La presenza nell’esperienza artistica contemporanea di una diffusa tenden­za neo figurativa, rifondata tra tensioni critiche diverse, include con valore fondante, una diffusa tendenza emozionale all’interiorizzazione delle questio­ni morali e ad umori indicativi di riflessione spirituale.
Una riformulata riconoscibilità che appare scandita attraverso una proget­tualità espressiva a volte a carattere letterario e per suggerimenti filosofici, di testimonianza `colta’ lungo la storia dell’arte, e per rivisitazione delle vivacità cromatico simboliche antropologicamente e espresse dalla cultura popolare.

6. I giovani per l’Arte Sacra

Vincenzo Marsiglia Silvia Rinaldi Samanta Severgnini Rita Siragusa Daina Staykova Tzvetrova Alfred Tavella.
II progetto della Mostra include anche quest’anno alcuni giovani artisti pro­venienti dagli ultimi anni dell’Accademia di Belle Arti di Brera; un contribu­to teso a testimoniare la presenza, articolata nei linguaggi espressivi, anche nelle nuove generazioni di attenzione ad un materia, il Sacro, inscindibile dall’esistenza, sia come testimonianza storica ma soprattutto come presenza nel quotidiano di ogni uomo.

(1) Soeur Jacque Marie, H. Matisse. La chapelle de Vence, Grégoire Gardette editions 1992