Vittorio Corsini
di Andrea B. Del Guercio
Lugano, Five Gallery, 2015
tratto da: Scultura. Opere per l’architettura
Luoghi e valori della scultura e dell’architettura
Vittorio Corsini ha introdotto nella scultura contemporanea, nell’arco degli ultimi dieci anni, non solo idee e proposte di specifico rinnovamento linguistico, ma ha anche impresso un inedito approccio metodologico al patrimonio comportamentale che intercorre tra artisticità e fruizione dell’arte. Abbandonata l’esclusiva primogenitura dell’opera plastica, la sua forma e composizione per relazione al tema, ha ricondotto il processo creativo all’interno di un confronto di relazione interpersonale, alla ricerca cioè di quelle indicazioni, suggerimenti ed esigenze, suggestioni e aspirazioni, nei fatti utili e basilari ad una progettazione espressiva mirata da parte dell’artista; attraverso un percorso che individua soprattutto nell’ascolto, nella riflessione sulla testimonianza di sensibilità e di pensiero altrui, il processo creativo di Corsini sembra in grado di ridefinire non il ruolo impositivo della committenza, ma il valore di verità che in esso si racchiude. La committenza torna a determinare il territorio della scultura sulla base di esigenze reali, attraverso i contenuti morali, le aspirazioni e le forme di scambio e di comunicazione; la scultura di Corsini trova la contaminazione non solo quindi nelle fase di fruizione finale del manufatto, ma entra a far parte della sua natura costitutiva iniziale, base di appoggio e di affermazione.
L’attività espressiva di Corsini, nata sulla base di un dettagliato e approfondito confronto di conoscenza con le questioni che caratterizzano i dati del sistema di frequentazione dell’habitat, sia privato (la casa) che pubblico (la piazza), si qualifica attraverso la definizione di una forte presenza del manufatto plastico, da una tangibilità scultorea che si impone sulla spazio e nella fruizione. Ogni opera, frutto di un processo di conoscenza personalizzato, si pone in un rapporto di continuità ideale e di collegamento con la cultura progettuale del plastico ligneo delle grandi architetture del rinascimento per giungere all’efficienza funzionale nata nei laboratori di Gropius e della Bauhaus; vengono cosi definiti manufatti per architetture d’interno dettagliati attraverso la segnaletica delle funzioni riservate del vivere e realtà apertamente frequentabili, caratterizzate dalla spettacolarità spaziale del sostare.
Se il ‘Tavolo’ acquisisce nell’istallazione spaziale della Casa-Galleria una specificità simbolico comportamentale rappresentativa dei dati della quotidianità e della dialettica che li aggrega e li anima, il modulo architettonico, dalla casa fontana al lampione pubblico, inserito nel contesto della piazza, rafforza il suo valore di testimonianza nella contemporaneità della cultura umanistica dell’arte e dell’architettura.