Tiziano Finzzi: “Miraggi”
di Andrea B. Del Guercio
Milano, marzo 1992
Pagina dopo pagina: miraggi
In sintonia con una linea trasgressivo vitalistica, cromaticamente accesa e frequentemente polimaterica, che attraversa la cultura artistica moderna e contemporanea, che potremmo provare a definire per un surrealismo che si concettualizza nelle grammatiche e nel vocabolario formale, ritengo si debba collocare l’attività espressiva di Tiziano Finazzi.
Ponendosi in questo clima culturale, dove la sperimentazione è costante e trasgressivo 1’autorinnovamento, dove il racconto è costruito attraverso l’ironia, scandito da acidità e sarcasmo, secondo una lezione astratto/espressionistica dai confini non solo statunitensi, l’intera materia artistica di Tiziano Finazzi richiedo che ritenga una lettura critica specifica frammento per frammento, racconto per racconto, pagina dopo pagina pittorica.
Ancora prima di fruire del singolo, di avventurarsi nella lettura di un quadro, si potranno individuare attraverso una serie di predominanti cromatiche brevi nuclei espressivi, costruiti per incalzante autoapprofondimento e per insistenza, secondo una espressività impulsiva, animata da vigore gestuale, e contemporaneamente concentrata su specifici impulsi emotivi; dati culturali e scelte espressive che testimoniano anche di un atteggiamento generoso di partecipazione all’esistenza, oltre le comodità e le facili gratificazioni.
Predominano articolandosi nell’incessante lavoro di scandaglio fantastico della realtà, i blu, con variazioni verso i verdi caldi, gli aranci ed i rossi con soluzioni acide del viola, redatti per campiture ampie intensamente monocromatiche; a queste rispondono processi segnici, per tarsie, per sovrapposizioni, anche bidimensionali.
Così nella grande pagina cromaticamente impegnata, robusta per una determinata gestualità informale, che si fa essa stessa segno e scrittura dell’emotività, intervengono ancora a sottolineare il primo impatto e la condizione di vitalità, una fitta rete di informazioni, sempre gestualizzate e per contrasto cromatico, frequentemente in movimento libero, a volte secondo una geometrizzazione modularmente insistita.
La fruizione non può non avere un impatto attivo, di partecipazione creativa nella decifrazione del fantasioso caledoscopio; si tratta di una lettura del singolo `manufatto’ che si attesta ora sul gesto largo per poi andare sull’esplosione di microsegni, di particelle impazzite di colore e di forme.
Seguendo un processo critico che mi porta verso il singolo quadro, estraendone alcuni emblematicamente da una intensa sovrapposizione, che in se stessa trova ragione di essere sperimentazione espressiva, desidero segnalare un piccolo lavoro “A rime sciolte” raccolto con ironia leziosistiva in una cornicetta degli anni ’30: è un rosso liquido, caldo come sangue, a fare il terreno di una micro segnica del blu ed ancora del rosso in approfondimento paesaggistico, con il risultato che le piccole dimensioni restituiscono ed esaltano una pienezza intensa come partecipazione alla vita.
All’intenso rosso risponde il delicato blu lacustre di un altro piccolo quadretto, anch’esso impreziosito nella cornice, “A Nord”, a sua volta microanimato da presenze che vanno dal verde ai marroni; un blu più profondo, notturno e romantico, costruisce “Piazza Italia” per essere scalfito da un bianco segnico in ripetizione e tra accensioni stellari, nebulosità lunari.
Il rosso ed il giallo sono il territorio cromatico di un entusiasmo generoso per due opere, “Come aquiloni ad un passo dal cielo” ma soprattutto per “Arsaterrarsa”; si tratta di grandi tele decisamente solari, intensamente gioiose, costruite ancora in libertà e con entusiasmo, per coinvolgerci nella sua avventura espressiva.
Ma il viaggio creativo che Tiziano Finazzi ci propone non esclude momenti di intimità e di concentrazione, quando i sentimenti si raccolgono pensosi e severi, a tratti minimal; mi riferisco ad un grande quadro dominato da un grigio/argento ferroso che recupera nel titolo l’entusiasmo dell’uomo, “Terra felice”.