Miei viaggi con Franco Ionda
di Andrea B. Del Guercio
Firenze, 29 marzo 1989
Nostri viaggi, numerosissimi ed articolati intensissimi tra brevi e lunghi tragitti, tra visite ed incontri di varia natura e con fini diversi e sempre nuovi,si sono sempre caratterizzati per un dialogare fitto ed instancabile lungo un interminabile “ordine del giorno” al cui interno convivevano temi specifici dell’elaborazione artistica e critica, della programmazione e delle strategie espositive ed editoriali, ed ancora problematiche di “varia umanità”.
La vivace intensità del nostro dialogare e commentare immagini, sviscerare emozioni con immediatezza di fronte ad un paesaggio il più vario ed infinitamente allargato tra i manufatti dell’arte, del quotidiano per diverse latitudini geografiche, con caratterizzazioni sociali, culturali, era tale e di riconosciuta importanza per il raggiunginmento di una sempre più qualificata intesa tra le nostre reciproche competenze che abbiamo per anni fatto una prassi, un uso quasi costante, e che ancora oggi, pur in un clima mutato e soprattutto maturato su alcune irrinunciabili certezze, manteniamo vivo e programmabile.
Viaggi con Ionda che qui vengono raccolti per immagini fotografiche e per appunti brevi, caratterizzati questi da un segno incisivo, trasgressivo e vivacissimo, devono essere differentemente interpretati a seconda che si tratti di uno spostamento a lunga percorrenza da un breve spostamento di sito. Nei primi, viaggi caratterizzati da veri e propri soggiorni e preferibilmente proiettati oltre confine, l’uomo e l’artista si trovano a vivere il trascorrere del tempo in un clima di curiosità attenta del nuovo, per cui la vivacità istintiva si concentra su una percezione quasi filologica; lo sguardo si arresta, tradotto per appunti e fotogrammi, su opere antiche e moderne, ma anche su oggetti e realtà della strada, della architettura. In questo clima ricordo interminabili e puntigliose visite ai grandi Musei di New York ed ai suoi diversi quartieri brulicanti di presenze diversissime.
Nei secondi, poche ore di macchina, interminabili attese e lente percorrenze di treno, cresceva e deflagrava una arroventata insofferenza per quell’inarrestabile condizione di micro stress, micro problematiche, microistericinismi di un paesaggio artistico, critico ed espositivo “nazional popolare”.