Claudio Troncone – Dissolvenze

troncone

Andrea B. Del Guercio

Milano, marzo 1992

Scalfiture, sfumate liquidità: accensioni

Il volume monografico di Claudio Troncone racco­glie l’attuale stagione espressiva con un conseguito li­vello di liricità pittorica che pure ha alle spalle anni di lavoro articolato tra ricerche visive e tecniche di­verse.
In questa sede ritengo importante, sotto il profilo di una corretta rilettura critica, ricordare la lunga espe­rienza ed una concentrata attenzione dedicata in par­ticolar modo all’attività di incisione, con predilezione per la morbidezza dell’acquatinta.
Ricordo un foglio del 1985, che ancora conservo nel­la mia collezione, dedicato alla figura dell’uomo e della donna, ma di questo rilevo, ponendolo quindi in linea di relazione con l’attuale stagione pittorica, un tema ed un valore particolare in quel plasmare le masse fisiche per poi dissolverle attraverso una uni­formità nebulosa, operandone il riassorbimento tra quegli umori impalpabili simili alle nebbie che av­volgono spesso le colline di Bergamo.
Quell’immagine in dissolvenza seppure ancora figura­ta mi segnalava una personalità in fase di ricerca lin­guistica, dove intendo la progressiva individuazione di grammatiche formali, di valori visivi in grado di chiarire una materia poetica intima, una sensibilità che ama la concentrazione rispetto allo strappo, che evita dispersioni effimere.
Ed è in questa fase del testo critico che devo inserire anche un `quadro’, brevemente e senza tracce di bas­sa letteratura, per una personalità (che frequento da un decennio) quella di Claudio Troncone che ha scel­to la riservatezza, una posizione appartata ed attenta, che opta per relazioni con la vita e quindi con la cul­tura per atti sensibili, per un percepire poetico lirico, tutto dedicato alle sfumature, oltre immediate e ri­duttive apparenze, tra i languori del rosa e le intimità dell’azzurro.
È con questi dati di esperienza umana ed artistica che Troncone ha potuto affrontare e risolvere con auten­tica profondità un viaggio sulla superficie, tra le scal­fiture ed i grumi di materia con il colore, le sue sfu­mate liquidità e le accensioni per l’attuale ciclo pitto­rico.
Claudio Troncone ha oggi conseguito il suo territorio di comunicazione, un’area, la superficie pittorica che

è pagina della comunicazione poetica delle emozioni, degli stati d’animo; nascono da fondi manipolati, ani­mati da incrostazioni, dalle sovrapposizioni del gesso, superfici pittoriche che palpitano in bidimensionalità per essere presenza decisa, che si impone nella lettu­ra, nella fruizione attenta; sono superfici che sono brani, pelle della realtà, del paesaggio dell’uomo.
Ogni opera ha il valore di un territorio attraversato e segnato, di un paesaggio che muta per passaggi gra­duali sotto l’incalzare delle stagioni, di una pelle, di una pellicola predisposta dall’uomo artista ed atta a ricevere qualificandosi attraverso la pittura il colore in movimento liquido, poi più forte, a tratti abba­gliante, sfumato morbido.
Spesso avvolgenti le opere di Troncone sono brani `strappati’ alla realtà, alla sua mutazione costante tra cieli di tempesta, una superficie d’acqua, tra morbi­dezze mai gratuite, spesso contrastate dal bianco o da tracce segnaletiche e gestuali cancellazioni; i marroni fanno il territorio dal quale affiora un rosa delicato, ed ancora un nuovo rosa irrobustito dal viola sul quale si impone un verde caldo, vellutato ma anche reale, percepibile per matericità.