“Il” Coro di San Lorenzo di Umberto Buscioni
di Andrea B. Del Guercio
Il lavoro unitario della stagione ’77/’78 di Umberto Buscioni, cinque grandi quadri per il “Coro di San Lorenzo” mi parvero subito fondamentali e decisivi di una svolta nella produzione dell’artista secondo un impegno che tenendo costante quella vena lirica personalissima, autenticamente toscana nelle varie periodizzazioni e cicli e che oggi risulta di indubbia autenticità, non concedente spazio a rischi di ripetizione nelle opere più ‘astratte’, ma un impegno che vedremo recuperare dalla prima stagione Pop una maggiore presenza del momento contenutistico caratterizzato dal ritorno ad una fissità maggiore dell’immagine globale sottostante e giocata analiticamente al suo interno per soffuse variazioni su un colore base; un tutto che si accentua particolarmente nei “Quattro Evangelisti” del 1978.
Il titolo complessivo e quest’ultimo quadro ci introducono in una tematizzazione veramente nuova per l’arte di Buscioni dove l’operato confronto con il passato Storico Artistico, individuato specificatamente nel Manierismo, risulta eccezionalmente pertinente non solo per i risultati pittorici ottenuti ma anche sotto il profilo ideologico conseguente alla particolare scelta, cioè come periodo storico, rilevato dai suoi artisti, agitati da un’ampia crisi interna. Vediamo infatti che la scelta per la pittura toscana del ‘500 si adatti in maniera ‘naturale’ alla pittura per soluzioni cromatiche, e se fosse limitato a questa giustificazione dovremmo includere tutta I’affreschistica ‘700, ma contenuti di tipo problematico esistenziale risultano stimolanti per la pittura di Buscioni vista così negli esempi di un Pontorno, di un Rosso Fiorentino e dell’urbinate Federico Barocci (la “Visitazione” di Roma). Sarà sugli ampi manti di tanti religiosi personaggi che il colorismo di Buscioni troverà modo di esprimersi al meglio ed in infinite soluzioni, liberamente nell’agitazione ordinata delle pieghe, mai compiacendosi in tramature di stoffe preziose ma elaborando la più ampia spazialità e creatività del colore. Manti pesanti su i corpi scultorei dei “Quattro Evangelisti” ma anche inconsistenti come fantasmi di entità oggettuali, emotivamente palpitanti, puliti da agitazione barocca, in realtà sostenuti da un contesto lirico espressivo vissuto esistenzialmente; quello spirito di vissuto esistenziale del Pontorno segreto e sottostante strazio come una lacerazione contenuta nello sconvolgimento della realtà fisica dei corpi individuati dagli indumenti in un unicum avvolgente, impalpabile e comunque presente. Sono quadri grandi come pale d’altare ed anche gli studi preparatori ci pongono in uno stato di tensione psicologica che non possiamo evitare di affrontare; è la scelta quella effettuata con questi ultimi quadri, mentre lavora a due crocefissioni, di un clima culturale attualizzato esistenzialmente come stato di attesa e spaesamento per diventare riflessione attenta del vivere nella storia e nel quotidiano; alla disillusione di false certezze trova risposta, in un lavoro di rapportazione concreta, secondo i termini specifici del proprio mestiere, ad un periodo storico similmente problematico ed affrontato dall’artista ancora con la sapienza e l’esperienza di una liricità tratta da un quotidiano reale vissuto creativamente. E’ in questo contesto e nelle soluzioni formali che avverto la svolta per una attualità dialettica e partecipativa di Buscioni al presente ed in uno stato di eccezionale pertinenza grazie ad un bagaglio di qualificata riflessione culturale ed utilizzando le certezze di socializzata esistenza, umana e poetica, del borgo pistoiese.