Mimmo Roselli – Incisioni nel colore

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Mimmo Roselli, “Ottovolante”, Bergamo, 1992

di Andrea B. Del Guercio 

Gennaio 1995

All’interno delle mie ricerche e degli studi sulla pittura italiana contemporanea, un posto di rilievo assume l’attività di Mimmo Roselli; un autore a cui ho dedicato costante attenzione con una verifica serrata del vasto percorso espressivo, dai piccoli appunti ai numerosi acquerelli, dalle grandi tele all’esperienza di affresco, intesa con valore di impegno collettivo. Dati di premessa che ritengo importanti sia per specifico riferimento a Roselli, ma anche come prassi di base per l’indagine critica, perchè questo impegno non sia solo informazione, ma impegno culturale.
1. I risultati espressivi di questi anni nascono da un intenso lavoro teso a conseguire una grammatica ed un vocabolario nitido e rigoroso: si è trattato di un percorso pittorico ‘in togliere’, teso ad azzardare il policromatismo e la proliferazione del segno, per tornare a costruire il racconto visivo sulla estensione, a tratti liquida e nebulosa, di taluni monocromi, tra teneri grigi a più limpidi rossi, gialli e verdi, impostati questi ultimi in sistemi di confronto e sovrapposizione. Ricerche che avevano il significato maturo di tentare una strada pittorica che non gratificasse l’emozione o il desiderio narrativo, ma che ipotizzasse aree pittoriche di confronto, attimo d’immediatezza attraverso il segno gestuale ed abbandono prolungato, senza confini, verso le distese prodotte da una spugnatura monocroma.
2. La luce, provenendo dall’alto, si distende sulle grandi carte e sulle tele predisposte; nel chiarore diffuso il segno incisorio attraversa veloce lo spazio del supporto senza ripensamenti: non si tratta di un segno violento, espressionisticamente astratto, non ha caratteri calligrafici, ma la nitida intensità il concettuale valore del confine rinascimentale, del solco e del tracciato fino alla linea dell’orizzonte. La linea, le linee incise nella tramatura percepibile della tela, la grafite sulla carta, sono dati che costruiscono lo spazio e lo predispongono al racconto, ad una frequentazione astratto naturalistica propria del piacere della memoria.
Nelle grandi tele il segno è una incisione diretta, al limite della ferita di Fontana, ed estesa, a tratti languida, simile al dorso delle ,colline subito di fronte all’occhio paesaggistico dell’artista; segno quindi con valore di racconto segreto ma anche autonomo dato di una grammatica visiva nella distesa della luce e del colore.
Alla riduzione della struttura descrittiva attraverso segni brevi ha parallelamente corrisposto un processo di azzeramento delle tensioni espressive del colore con selezione di una materia di toni impalpabili ed appena avvertibili. Sulla carta il segno appare quindi avvolto da una densità liquida che si distribuisce senza grumi, tesa ad uniformare, a smussare ogni tensione, per poi lasciare che la nostra percezione, il nostro osservare si perda in essa.
Sulla tela il colore con più evidenza si distende e si distribuisce, si viene a raccogliere nel solco tracciato, autorinforzando se stesso e d il segno inciso; la materia cromatica si presenta progressivamente caratterizzata dall’autonoma presenza fisica ora del rosso, ora del giallo e quindi del verde; l’opera pittorica si fa parete, sede di una comunicazione serrata, ma anche spazio per il fluire del tempo, inscrizione della memoria attraverso la sensibilità del segno.
Il percorso ed il procedere di Mimmo Roselli è da tempo una matura esperienza creativa in grado di assumere forme di uno sviluppo inarrestabile, simile ad un mare materia che si allarga e si distribuisce, che si sovrappone e si distende.

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Mimmo Roselli, “Isole”, olio su tela e su legno, 8x16x200, Ambienti Contemporanei, Firenze, 1989