Franco Mazzucchelli

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di Andrea B. Del Guercio

L’azione fotografica esemplarmente condotta, a partire dalla seconda metà degli anni ‘60 da Enrico Cattaneo, documenta con estrema precisione l’attività espressiva di Franco Mazzucchelli e di essa interpreta quei valori di progettualità e sperimentazione ambientale che intrinsecamente si configurano sul piano etico-estetico nella generale configurazione internazionale delle neo-avanguardie analitico-performative e concettuali lungo gli anni ’70.
Scorrere le immagini-ricordo delle ‘monumentali’ istallazioni tra piazza, strade e cortili, immerse nei giardini e galleggianti sulle acque dei fiumi e dei laghi, immaginare l’azione prorompente ed invasiva, comprenderne anche l’autoironia e la trasgressione del gioco dell’arte, soffermarsi sulle valenze specifiche ed inedite dei materiali e l’accenzione dirompente degli attributi cromatici, appaiono tutti fattori specifici e storiograficamente corretti del lavoro svolto da Mazzucchelli; il percorso condotto, alla luce di un’attenta rilettura cronologico-iconografica racchiusa nelle ragioni editoriali di questa monografia, appare sostenuto da un sistema espressivo rigorosamente animato da una condizione sperimentale profonda, riscontrabile sin dalla prima stagione di apprendimento dell’arte attraverso l’impiego delle resine sintetiche e l’attitudine diretta al sistema delle tecnologie e del loro sviluppo, dalla meccanica all’elettronica.
Lo studio-laboratorio di Mazzucchelli, al cui interno direttamente nascono i prototipi per le istallazioni, le performance teatrali, non risulta in questo clima il luogo magico e rarefatto della creazione ma emblematizza le valenze essenziali della produzione seriale, quindi scarno ed essenziale, fatto di pochi e specifici macchinari, dal compressore alla pressa a caldo per la saldatura del p.v.c. e poche forme in ottone per la definizione dei volumi geometrici.
Se i materiali plastici, dal poliuretano espanso, ai teroretraibili al p.v.c. gonfiabile, accanto ai neon ed ai video, così l’ingresso sulla scena dell’arte delle macchine e dei sistemi industriali di produzione, emblematizzano la storia espressiva contemporanea, l’attenzione e la progressiva occupazione dello spazio, inteso nella sua massima espansione sociale-culturale, risulta un ulteriore valore di riferimento strutturale verso la ridefinizione dei linguaggi artistici, delle grammatiche e delle funzioni; il rapporto con il territorio risulta in questo contesto qualificante e caratterizzante nelle scelte produttive e di istallazione di Franco Mazzucchelli permettendo la configurazione di nuovi processi di percezione e di fruizione dell’opera d’arte .
Una valenza collettiva e di partecipazione, aggiungerei di festa nelle azioni degli anni ’80 e ’90, si configura grazie nella documentazione fotografica; ogni immagine racchiusa in questa monografia scandisce quindi le tappe di un percorso espressivo che deve essere inteso nel senso di un ‘viaggio’, di una navigazione dettata da sollecitazioni multidisciplinari, esperenziali e linguistico-tecnologiche, ambientali e sociali, ma sempre sotto il controllo della riservata sensibilità poetica di Mazzucchelli e della sua una attenta autoironia di analisi e di giudizio.

Tra le tappe di un viaggio

Camargue 1968.
Un’Elica’ di venticinque metri si dispone morbida lungo il movimento delle dune di sabbia e ne interpreta con il rigore freddo della tecnologia la naturale instabilità sotto la pressione del vento e dell’acqua; il gonfiabile bianco, la sua collocazione diretta in rapporto al paesaggio ed aperta agli eventi ed agli sviluppi ambientali e di percezione, suggerisce a Mazzucchelli il titolo unificante degli ‘Abbandoni’ e quindi introducendo con esso un’idea di libertà e di auto espressione dell’evento artistico.
Como 1970
La documentazione crea una stretta relazione emozionale tra la ‘magica’ collocazione galleggiante di un ‘Elica’ di quattordici metri bianca sulle acque del Lago ed il pubblico colto in uno stato di immobile attenzione lungo le rive in una soleggiata giornata d’inverno; una popolazione che appare attonita di fronte ad un evento tanto anomalo, forse incomprensibile, immotivabile rispetto al principio di funzionalità, mentre la linea sinuosa, nel sensibile rispecchiarsi delle acque, instaura un inedito rapporto formale con il paesaggio lontano della città.
Milano , Piazza Meda 1970
“Con gli A:TO A.(sigla di valore doppio:Art to Abbandon/Arte da abbandonare o leggendo letteralmente, a /per te) ho iniziato negli anni toi) ho iniziato negli anni sessanta ad usare materiali sintetici confiabili, in grande scala ed in luoghi all’aperto, lasciandoli al loro destino: esempi di ‘sperpero’, esposti alla distruzione, rimozione o appropriazione da parte di chi li voleva ( atoi/per te).”
Le grandi forme plastico-gonfiabili e policrome distribuite nel centro storico, istallate lì dove la monumentalità ci aveva abituato ai valori iconografici, alla nobiltà sovrastrutturale dei materiali ed alla simbologia aggiuntiva del peso, appaiono significativamente inserite e perfettamente in corrispondenza con il libero processo estetico di lettura e di fruizione dell’arte nella città.
Torino 1971 e Milano 1971
Afunzionali nell’immediatezza dei sistemi che regolano l’esistenza quotidiana, i gonfiabili di Mazzucchelli dimostrano quanto la loro immersione diretta nello spazio sociale scateni rapidamente uno stato allargato di partecipazione e quindi di oggettiva attivazione dell’esperienza vitale; le immagini di collocazione nell’area urbana torinese, in stretto rapporto attraverso le dimensioni monumentali, di un ‘Arco’ di quattro metri di raggio testimoniano i valori intenzionali dell’artista di rinnovano etico di un habitat dequalificato.
La collocazione di fronte alla grande fabbrica di Arese di ‘Archi-tubi’ ed il ‘blocco stradale’ conseguentemente scaturito dalla performance estetica che ne consegue ci conferma quanto Mazzucchelli abbia ridisegnato la monumentalità introducendo in essa ed esasperando direttamente i valori, tecnologicamente supportati, della precarietà dei materiali utilizzati; operando sull’ inconsistenza, il disequilibrio e la leggerezza, attivando la trasportabilità e la flessibilità ha infatti ridisegnato i valori della scultura e ricomposto la fruizione estetica all’interno e nell’unità dei processi esperenziali.
Volterra ’73.
Svetta proiettato per otto metri il ‘Cono’ giallo alla ricerca di un confronto ‘impossibile’ con le case torri ovunque disposte, severe nella struttura e nella cromia della pietra serena; si allarga e si articola sul sagrato della Piazza, gioca sul bianco e il nero, per offrirsi alla festosa partecipazione collettiva e quindi interpretando esemplarmente la funzione aggregante del sito pubblico.
La presenza di Mazzucchelli all’interno del progetto espositivo Volterra ’73, caleidoscopico reportage sulla cultura plastica italiana curato da Enrico Crispolti, con due grandi gonfiabili dislocati, ed offerti alla festosa partecipazione collettiva, con valore di frattura nel rigore spaziale medioevale di Piazza dei Priori e dell’intera città toscana, ci permette di collocare l’artista milanese all’interno di quella storia della scultura contemporanea italiana e quindi di quel percorso di rinnovamento, iniziato a Spoleto nel ’62, curatore Giovanni Carandente, allargatosi in chiara sintonia europea ed internazionale.
Nasce anche con gli interventi ‘gonfiabili’ e ‘precari’ di Mazzucchelli una nuova cultura della scultura e soprattutto un diverso approccio al valore di monumentalità con diverse relazioni con lo spazio attraverso la partecipazione, reinventando la configurazione ambientale attraverso l’esasperazione dei valori formali e dell’impatto cromatico.
Milano Palazzo di Brera 1983.
Il Palazzo di Brera nella sua destinazione e qualità di Accademia d’Arte e Museo ed in particolare il Cortile neo-classico ha catalizzato l’attenzione espressiva di Mazzucchelli con progetti ed ‘interventi’ importanti; ancora la natura monumentale dei gonfiabili, ma anche lo stato tecnico di leggerezza e flessibilità spaziale, hanno permesso la concezione di interventi di occupazione dello spazio protetto e quindi di riprogettazione estetica.
Lo sviluppo di un lungo cilindro, sia in forma lineare sia nella variabile ‘ellittica’, sono alla base del confronto e dell’interazione simbolico-formale con i valori spaziali, dimensioni architettoniche ed in particolar modo con la verticalità delle grandi colonne di marmo del porticato.
I valori di frequentazione e quindi di fruizione appaiono inediti per studenti e visitatori del Museo: ancora quei valori suggeriti da Mazzucchelli con gli A:TO A.(:Art to Abbandon/Arte da abbandonare o, a toi /per te) subiscono un’esemplare conferma sia nella specificità formale del volume, con i suoi valori forti e la sua precarietà, la certezza e la leggerezza, il volume e l’inconsistenza, che nel rapporto di dialogo con le caratterizzazioni dello spazio.

Interni d’artista

Con un ciclo di grandi gonfiabili istallati all’interno di gallerie e musei Mazzucchelli elabora una ulteriore diversa natura espressiva, riprogramma la configurazione della scultura in forma di occupazione e reinterpretazione dello spazio; la scultura invade attraverso le grande dimensioni fino a sostituire il contenitore ambientale originario, dove l’avvolgere l’habitat giungere a diventare esso stesso contenitore fruibile di spazio; la scultura si trasforma da struttura esterna e sistema estetico d’interno e quindi in stretta, quanto inedita, espressione di fruizione diretta e manifestazione nella quotidianità .

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Il laboratorio di Mazzucchelli da cui nascono i prototipi per le istallazioni, le performance teatrali, presente tutte le caratteristiche di un laboratorio artigianale, dedicato solo alla produzione, privo di mistificazioni , fatto di macchinari essenziali e quei pochi ferri in ottone del mestiere attraverso i quali le forme e le dimensioni.
Il tema del colore appare un fattore nuovo e maggiormente significante in quest’ultima produzione fatta di ‘quadri’ gonfiabili a parete.
In evidenza in cui ironia e progettualità collaborano vivacemente, la valvola per l’immissione dell’aria,; un soggetto strettamente curioso sotto a sdrammatizzare per riportare ad una concezione vitale dell’arte, strettamente collegata con la vita, con la sua componente performativa.

 

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