Nito Contreras: Struttura pittorica-scultura dipinta

 

nito-contreras

di Andrea B. Del Guercio

Non un fatto occasionale, quale può essere l’attimo effimero di una «presentazione» nella banalità di «nomadi» strategie, è questo mio intervento per Nito Contreras, in quanto alle nostre spalle stanno anni di incontro e confronto, con reciproche suggestioni sempre verificate sia nell’elaborazione e redazione dell’opera che nella stesura del progetto critico.
In un processo culturale responsabil­mente allargato si colloca quindi anche questa tappa, così come si sono concretizzate suggestive iniziative e­spositive ed editoriali.
Sul piano critico precise relazioni sono intercorse tra il processo espressi­vo di Contreras e la definizione ed at­tribuzione di particolari significati al termine Astrazione, nell’accezione fortemente polimaterica ed antropolo­gica, sottolineata e sostenuta dalla più stretta attenzione al Supporto, un dato a sua volta caratterizzatosi nel bino­mio di struttura pittorica-scultura dipinta e specificatosi nel valore di pro­gettazione e redazione dell’opera.
Sempre in un processo di logica conti­nuità e maturazione di aree problema­tiche comuni si è attuato un recupero, responsabilmente aggiornato con i ri­sultati della stagione progettuale tra gli anni ’60/’70, di quanto può essere raccolto e proposto nella nuova Scul­tura, intesa fin nei suoi attributi antichi di opera monumentale.
Su questi fatti critici, nel più breve spazio ripercorsi, colloco il lavoro di Nito Contreras, la lenta e precisa ma­turazione di una grammatica espressiva utile al conseguimento di una frui­zione intensa dell’opera d’arte.
All’origine e lungo le diverse fasi crea­tive troviamo la presenza costante e persistente di un confronto a carattere costruttivo e sempre più edificatorio sul quale intervengono dialetticamen­te ampie superfici e tracce lineari; ri­sultato di questo incontro sono opere tangibili, architettonicamente dialo­ganti attraverso una scansione struttu­ralmente incisiva dei piani ed oggi dei volumi.
Un lavoro che è venuto sempre più guadagnando in spessore e severità, dove il movimento e l’articolazione è nella struttura e sempre meno nella componente cromatica, sostituita e qualificatasi attraverso monocromati­smi del ferro ed accenzioni del rame e dell’ottone. Si è trattato così di un la­voro condotto e maturato per via logi­ca affiancato da una attenta e precisa manualità, mai retorica e trattenuta in un processo che è sempre mentale.
E qui brevemente si dovrà ricordare l’origine spagnola di Contreras, ed u­na precisazione geografico-culturale rilevante quale è quella della costa a­tlantica, storico-antropologicamente celtica… monocromaticamente del grigio ferro dei muretti a piani e steli del granito di Galizia e dei grandi dol­men di Finisterre… partimmo insieme una mattina per raggiungere in tre giorni la sua terra, la sua città di Orense e l’Atlantico grigio blu, e da lì a Santiago città di pietra grigio marro­ne… per trovare i suoi monocromi.