Alcide Fontanesi
di Andrea B. Del Guercio
Firenze, ottobre 1990
Questa edizione nasce sulla verificata relazione tra il progetto espressivo e le soluzioni plastiche avanzate da Alcide Fontanesi ed il progetto critico e l’organizzazione espositiva di chi scrive. Pernio intorno a cui ruota il nostro autonomo e diverso lavoro, è sicuramente il tema della scultura, interpretata e visitata nei suoi significati profondi, nelle sue radici strutturali, nelle sue competenze.
Non sfugge ad entrambi la responsabile necessità di avanzare `manufatti’ ed interpretazioni `propositive’ per una “lingua” che in questi decenni ha internazionalmente espresso una sua storia articolatamente rigorosa, che si è caratterizzata per una mobilità progettuale, che ha riacquisito ideali competenze originarie moltiplicate in consonanza con l’attuale stagione dei consumi collettivi.
Di fronte ad un recente ritorno di interesse italiano per la `scultura’, a cui si collegano fenomeni diffusi di tridimensionalizzazione oggettistico pittorica, non si può, anche in questa sede, e per la migliore comprensione dell’opera di Fontanesi, non ricordare alcuni nodi centrali che fanno effettivamente la natura costitutiva dei linguaggi plastici; i passaggi problematici sono orchestrati secondo un movimento `esterno interno’ che fà l’unità vivace e la centralità di un progetto espressivo scultoreo; se si osserva con attenzione e con mobilità intellettuale ogni passaggio rappresentato, dagli studi ai bozzetti, dalle maquettes in varie dimensioni e nei materiali di supporto, non sfuggiranno quei dati che pongono l’opera in relazione alla ricca dualità di `interno ed esterno; dove nel primo interagiscono valori di ricerca nel settore linguistico visivo così come i caratteri di fruizione nell’habitat, mentre nel secondo confluiscono le diverse voci tecnologico espressive ed i rapporti e le relazioni con il sito ambientale ed urbanistico.
Il quadro, per sua complessità, forse non si adatta a fruizioni critiche inadeguate al carico di responsabilità, sia teorico che pratico, ma è attraverso di esso possibile verificare l’effettiva fondatezza ed autenticità dei processi espressivi e dei suoi manufatti.
In questo clima, solo riassuntivamente indicato, ipotizzo e ritengo verificabile, con precisi e diversi rapporti, l’operare di Fontanesi; la frequentazione dello studio è la prima tappa utile in questa indagine a confronto incrociato tra ipotesi critica e processo espressivo, dove la prima si colloca sempre in costante relazione `tattile’ con la seconda.
La fase di progettazione e di redazione dei modelli in piccola scala svelano subito un approccio formale analitico e lineare, che acquista certezza attraverso atti di composizione e collegamento; necessità di ricerca formale viene a prediligere lo `spazio della superficie’ rispetto all’unità del volume, la comunicabilità del foglio alla segretezza preservata del blocco; il lavoro nello spazio avviene progressivamente per successione di quinte autonome, relazionate per via di esigenze compositive strettamente controllate da una delicata sensibilità lirica, a tratti da fine ironia per quei risultati plastici caratterizzati da un precario equilibrio.
Nello studio i movimenti compositivi di Fontanesi sono lenti e calcolati da numerosi brevi ripensamenti prima di giungere al lavoro di definitivo fissaggio di più lastre, precedentemente sagomate in funzione di acquisire la leggerezza di ininterrotte sforbiciature.
Le superfici piane, severe nel monocromatismo del ferro lungamente patinato fino a rigore emozionale, articolate da scansioni diverse, seguono una costante tendenza all’elevazione, corrispondentemente alla prima natura del supporto.
Un passaggio espressivo ulteriore e determinante nel conseguimento di una unità compositiva sono ampie aperture ricavate nel confronto tra le lastre; questo dato, da cogliere in relazione con i particolari valori di una opzione per la `superficie’, accresce e qualifica una volontà `aperta’ dell’opera plastica, il suo movimento ed il suo autosvelamento, la ricerca di interrelazioni sia interne che esterne, tra i piani, le superfici, la luce, verso nuovi volumi.
Nella grammatica creativa di Fontanesi, in quella costante di esterno interno, osservata ricca, di implicazioni problematiche, vengono a convivere la qualità comunicativa della superficie, e la sua negazione, le aperture, in forma di conferma e sottolineatura per ampi spazi di percezione e fruizione.
Su questa traccia di ricerca, gli ultimi risultati appaiono fondati e caratterizzati da ulteriore rigore, severità, esigenza di concentrazione; un processo creativo che qualifica ulteriormente una attenzione applicata per opere che vengono ad includere al loro interno fattori, con una variabile diversa per ogni fruitore, d’uso, sia individuale che collettivo, sia in interno che in esterno.
Accanto ad una produzione di opere, che intendo centrali nel momento dello studio e della ricerca, deve essere riconosciuto un moto verso una applicazione mirata di detti risultati verso manufatti che vengono a rispondere ad ulteriori quesiti e nuovi problemi; la storia della scultura contemporanea presenta a più livelli ed in diversi frangenti una verifica ed una applicazione dei termini costitutivi della sua natura, caratterizzata da progettualità già degli anni ’60 e ’70, a sfere di fruizione diretta, per oltrepassare i limiti dorati dell’estetica privata, di una sperimentazione che necessita più ampie aree di confronto e di corresponsabilità.
Fontanesi si colloca all’interno anche di questo clima con precise proposte che attendono una committenza ed una produzione; accanto ad un bagaglio creativo appena delineato, confermo il mio specifico interesse per proposte tese ad impiegare l’opera all’interno della funzione d’uso, ed è il caso di una grande scultura nel cui movimento delle superfici, tra orizzontali e verticali, apre ad un impiego di appoggio, ed ancora il caso di diverse maquettes per opere monumentali, al cui interno si osserva la predisposizione all’impiego, allo stazionamento del fruitore.
Ciò evidenzia un interesse attivo di Fontanesi per una creatività aperta ed ampiamente applicata, che si proietta verso quel dibattito critico orientato sulla revisione di settori quali il design d’interno e d’esterno, l’architettura nell’arredo urbano; un dibattito propositivo specifico e consapevole della effettiva incidenza sulla fruizione della cultura contemporanea della scultura e del monumento.